Questa Europa è un affare

Lo scenario per la regione continua ad essere cupo. Ma, secondo gli analisti, è arrivata l'occasione buona per mettere in portafoglio multinazionali di qualità, con buoni dividendi e alti flussi di cassa generati nel resto del mondo.  

Marco Caprotti 16/10/2014 | 12:12
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Quando si parla di Europa è meglio non buttare via il bambino con l’acqua sporca. Nonostante le ultime notizie sulle prospettive economiche della regione siano tutt’altro che confortanti, dicono infatti gli analisti, per gli investitori si stanno creando buone opportunità di guadagno.

Certo, lo scenario è cupo. Stando alle tabelle contenute nel World economic outlook (Weo, il rapporto sull’economia globale redatto nell'ambito degli Annual Meeting del Fondo monetario internazionale), per quest’anno in Europa è attesa un’economia in espansione dello 0,8%, lo 0,3% in meno rispetto alle stime aggiornate del Weo dello scorso luglio. Per il 2015 è stimato un +1,3%, lo 0,2% in meno sempre rispetto a tre mesi fa. Per il Fondo “la ripresa debole accelererà gradualmente, sostenuta dalla riduzione del peso fiscale, da politiche monetarie accomodanti e da condizioni in miglioramento nella concessione dei prestiti con una forte riduzione degli spread per le economie sotto stress”.

L’istituto di Washington precisa che la “prospettive sono squilibrate tra i paesi”, non solo tra le economie più colpite dalla crisi come le nazioni periferiche ma anche tra quelle core. Nel primo caso il rapporto cita “il ritorno della crescita” in Spagna e la contrazione nella prima metà del 2014 dell’Italia, che “su base annuale non tornerà a crescere fino al 2015”. Nel secondo, l’Fmi parla della Germania, le cui prospettive di crescita sono state riviste al ribasso (soprattutto per una ripresa debole nella domanda domestica) e la Francia la cui crescita si è fermata nei primi sei mesi dell’anno.

Gli investitori possono brindare
Tutto male, quindi? Non necessariamente, almeno per gli operatori finanziari. “Le aziende europee – e i loro titoli - si trovano in una situazione rischiosa, fatta di debole domanda e incertezza economica in tutta la regione”, spiega Thomas Boccellari, analista di Morningstar. “Questo spiega anche perché molti indici generali relativi al Vecchio continente trattino a sconto rispetto a quelli Usa. Tuttavia, questi rischi macroeconomici presentano agli investitori la possibilità di acquistare azioni di multinazionali di qualità basate in Europa a prezzi ragionevoli. Le società ideali sono quelle che generano almeno la metà dei loro guadagni fuori dalla regione e che, magari, pagano dividendi interessanti”.

Alcune tendenze di fondo, intanto, possono dare una mano al mercato nel medio termine. “I bassi prezzi delle materie prime e delle fonti energetiche depongono a favore del potere di acquisto dei consumatori europei”, spiega un report firmato da Marc Craquelin, direttore della gestione di Financière de l’Echiquier. “Il deprezzamento dell’euro dal primo giugno, rispetto tra l’altro al dollaro, è un fattore positivo per l’Europa e, in particolare, per le aziende esportatrici. La Bce rimane attiva, sotto la guida di Mario Draghi. Siamo fiduciosi che saprà adottare misure innovative di sostegno per la crescita e di lotta contro il rischio deflazionistico. I tassi di interesse rimangono ai minimi, favorendo la ripresa del rischio da parte degli investitori e consentendo alle aziende di contenere gli oneri finanziari”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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