Moleskine si mette alle spalle lo shock dell'Ipo

Il titolo dello storico taccuino italiano sono risalite dopo il traumatico sbarco a Piazza Affari, ma in base alle nostre stime presentano ancora margini di apprezzamento. 

Francesco Lavecchia 13/05/2014 | 11:38
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Quello di Moleskine non sarà ricordato come un debutto in Borsa da record, ma adesso le sue quotazioni sono interessanti. Dal momento del suo sbarco a Piazza Affari, la società italiana di cancelleria ha perso oltre il 40% della sua capitalizzazione di mercato e ora le sue azioni valgono circa il 5% in meno rispetto alla nostra stima del prezzo obiettivo che è di 1,39 euro. Il gruppo produce e distribuisce, attraverso il canale diretto e quello wholesale, prodotti di carta come taccuini, agende e altri supporti cartacei.

Prosegue l'espansione sui mercati esteri
Nel 2012 l’azienda ha chiuso l’esercizio registrando un fatturato di 87 milioni di euro, in crescita dell’11,5% rispetto a quello precedente. I prodotti Moleskine sono venduti in 91 paesi del mondo, in particolare attraverso il segmento business-to-business, rappresentato da cartolerie e negozi specializzati. Sebbene la società abbia un forte radicamento sui mercati europei, dai quali ricava poco più della metà del suo giro d’affari complessivo, continua a crescere a ritmi importanti anche fuori dai confini comunitari. Nel Nord America (che rappresenta il 36% del suo fatturato) le vendite sono salite nel 2012 dell’8%, mentre ancora più forte è il progresso registrato nei paesi asiatici (+25%) e in particolare in Cina, dove la società gestisce direttamente quattro negozi monomarca.

Tre anni di crescita sostenuta
Al momento della sua quotazione Moleskine veniva da tre anni di crescita sostenuta (+30% nel 2010, +25% nel 2011 e +16% nel 2012) e questo ha contribuito a far lievitare il prezzo dell’Ipo. Nonostante sia attiva in un segmento molto competitivo come quello dei prodotti di cancelleria, in cui è difficile differenziare il proprio prodotto, Moleskine fa leva sul suo brand riuscendo a mantenere elevati margini di profitto, anche se in base alle stime del nostro di analisi quantitativa non possiede un Economic Moat (posizione di vantaggio competitivo).

Negli ultimi due anni il gruppo ha investito nell’allargamento della sua rete di distribuzione aprendo nuovi punti vendita sia in Europa che nel resto del mondo e questo ha pesato sul suo livello di indebitamento. In base alle nostre valutazioni, comunque, la sua situazione finanziaria rimane solida.

 

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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