La frontiera non (si) spaventa

Le regioni non ancora emergenti continuano a crescere. Gli operatori consigliano prudenza nel breve termine, ma cercano di inviduare le aree più interessanti nel lungo periodo. 

Marco Caprotti 13/02/2014 | 12:08
Facebook Twitter LinkedIn

I mercati di frontiera non si fanno spaventare dalle incertezze che stanno attraversando il resto del mondo. Ma, dicono gli operatori, pur rappresentando una destinazione interessante per gli investitori nel lungo termine, nel breve richiedono una certa cautela. L’indice Msci dedicato alle zone che puntano a diventare emergenti, nell’ultimo mese (fino al 12 febbraio e calcolato in euro), ha guadagnato più del 2%, portando a +4,2% la performance da inizio anno. Risultati che vanno ad aggiungersi al +20,4% segnato nel 2013.

Occhio alle correzioni
“L’anno scorso un mucchio di soldi è arrivato nelle aree di frontiera e questo ha fatto crescere le valutazioni”, spiega uno studio firmato da Mark Mobius, presidente esecutivo e gestore di Franklin Templeton Investments. “Dobbiamo pertanto vigilare su alcune situazioni in cui potrebbero verificarsi delle correzioni”. Ma come e più degli emergenti, i frontier market sono una realtà eterogenea che pretende un approccio diverso a seconda delle zone che si guardano. Per quanto riguarda l’Africa, abbiamo continuato a individuare alcune società floride in Egitto e abbiamo pertanto conservato il nostro interesse per il paese, malgrado le notizie talvolta allarmanti”, continua il report. E’ un grande stato con una popolazione numerosa e uno dei leader del Medio Oriente data la sua importanza strategica e geopolitica. Qualora gli egiziani decidessero di fare nuove elezioni libere ed eque, in condizioni controllate e con una modifica alla Costituzione intesa a evitare il dominio di un solo partito, ritengo che il futuro possa essere brillante. Per il resto, alcune società di consumo sudafricane hanno iniziato a esprimere una crescita solida, sia a livello interno sia in imprese in altre parti del continente”.

La lente su Bangladesh e Rwanda
Per quanto riguarda l’Asia, l’attenzione degli operatori è sul Bangladesh. “Le iniziative di microfinanza in quel paese sono a nostro avviso giustamente famose e vengono replicate anche in altri mercati emergenti del mondo”, dice Mobius.

Allo stato asiatico guardano con interesse anche da Global Evolution (Ge). “Le nostre analisi ci dicono che il paese, dal punto di vista macroeconomico, dovrebbe continuare a fare bene anche quest’anno”, spiega un report della società danese. “La stabilità della congiuntura è stata confermata dalla Banca centrale del Bangladesh quando ha deciso di non cambiare la politica monetaria”. Tornando all’Africa, un altro mercato da tenere d’occhio è quello del Rwanda. “Siamo stati ottimisti su questo paese per un po’ di tempo e il viaggio che abbiamo fatto alla fine del 2013 ha confermato il nostro atteggiamento positivo”, continua il report di Ge. “Per questo abbiamo aumentato la nostra esposizione sui bond governativi denominati in dollari con scadenza 2023 che danno un rendimento di circa il 7,25%”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures