Da dove si comincia per cercare un titolo ad alto dividendo? Gli obiettivi degli investitori che seguono questo tipo di strategia sono sostanzialmente due. Primo: società che hanno alzato la cedola una volta all’anno nell’ultimo decennio. Oppure: crescita a doppia cifra dei dividendi nel lungo termine. Ma gli operatori sono preoccupati per l’impatto che potrebbe avere un rialzo dei tassi di interesse sulle azioni ad alto dividendo ed è plausibile che si possa pensare ad altre strategia nel momento in cui l’economia di uno stato o di una regione inizi a correre.
Detto questo, una storia lunga un decennio di aumento delle cedole è sicuramente importante, ma ciò che conta di più è quello che succederà nei prossimi 10 anni. È nella natura dei dividendi che crescono troppo rapidamente di arrivare, prima o poi, a una fase di rallentamento. Senza contare che molte delle cedole più ricche, spesso, offrono un rendimento al di sotto della media. Quindi, se è vero che la crescita dei dividendi è importante (perché dà una buona idea dello stato di salute di un’azienda), uno yield sopra la media permetterà al portafoglio di generare ricchezza.
Le liste della spesa
Il concetto di società in grado ai aumentare il dividendo nel corso di un decennio è stato condensato nel termine "Dividend achievers" da una divisione di Moody’s che ora si chiama Mergent. Questa società pubblica una guida trimestrale che per molti investitori è diventata una sorta di lista della spesa imprescindibile per comprare i titoli con i migliori risultati dal punto di vista delle cedole. Poi è arrivata Standard&Poor’s con la sua guida “Dividend Aristocrats” che prende in considerazione un passato di 25 anni di dividendi per le azioni quotate sull’S&P500 e di 20 anni per l’S&P1500 (un indice che mette insieme le 500 large cap, le 400 mid cap e le 600 small cap). Elenchi di questo tipo sono stati usati anche per creare diversi e popolari Etf.
Queste liste sono sicuramente utili, ma hanno un problema: si concentrano solo sulle performance passate. Queste possono essere un buon punto di partenza, ma non sono mai una garanzia per il futuro. Decine di campioni dei dividendi sono finiti nella polvere fra il 2008 e il 2009 (e fra questi molti gruppi finanziari). Non è detto poi che tutte le società presenti in queste liste siano interessanti. Consolidated Edison ha una storia di quasi 40 anni di aumento della cedola. Ma negli ultimi 20 anni il dividendo è salito, mediamente, dell’1,2%: metà del tasso di inflazione. Allo stesso modo, un investitore che avesse aspettato 10 anni prima di acquistare titoli che poi si sono dimostrati interessanti, si sarebbe perso opportunità come Magellan Midstream, Compass Mineral, e Philip Morris International. Seguendo il principio del decennio, inoltre, si rischia di mettere in portafoglio titoli poco interessanti come Allstate, Developed Diversified Realty e Associated Banc-Corp. Insomma, gli elenchi non sembrano essere una reale e valida alternativa a una buona strategia di stock picking. Vale la pena comunque insistere sul fatto che le aziende con i dividendi in crescita sono quelle che solitamente più forti e con i bilanci in ordine. Ma questo può essere completato con una visione che tenga in considerazione anche le possibilità di crescita di un’azienda.
Altre strategie
Ci sono poi altre strategie per andare a caccia di buoni dividendi. Alcuni gestori utilizzano quella chiamata 5+5: un 5% di rendimento da unire a una crescita del 5% all’anno dei dividendi. Ma non è facile andare a trovare titoli che abbiano queste caratteristiche. Il dividendo per azione dei titoli dell’S&P500, ad esempio, nell’ultimo secolo è cresciuto, mediamente, del 4,3%.
Ci sono poi aziende che fanno crescere la cedola di due cifre anno dopo anno. Forse non meritano un po’ di attenzione anche loro? Anche qui dipende. Una performance stellare dei dividendi può indicare che si è partiti da un livello molto basso. UnitedHealth negli ultimi cinque anni ha avuto una crescita del dividendo del 92,8%, la migliore dell’S&P500. Ma questo solo perché nel 2008 distribuiva 0,03 dollari per azione. Il titolo, nel frattempo, ha fatto bene ma oggi dà un rendimento dell’1,5% appena.
Cos’altro può guidare una crescita veloce dei dividendi? Due risposte che vengono in mente sono: dei payout in espansione e dei riacquisti di azioni proprie. Ma ci sono anche qui dei punti deboli. Nel primo caso – e Western Union ne è un esempio – non sempre la decisione corrisponde a un aumento degli utili, ma sembra più una mossa per attirare attenzione sul titolo. Il secondo fattore è ben evidenziato da Ibm. Se la società pagasse dividendi più ricchi non potrebbe ricomprarsi le sue azioni, ma i soci avrebbero goduto di un rendimento maggiore del 2% visto recentemente. Un elemento che piace sempre, quando si riesce a trovare, è la crescita interna. In questo senso due nomi da tenere d’occhio sono Fastenal e Itc Holdings.
Conclusioni
Se il rendimento da dividendo di un titolo è minore del 2%, allora è meglio prendere in considerazione altri elementi. L’investitore prima di muoversi dovrebbe capire quali sono i propri bisogni e le proprie preferenze, tenendo conto che un rendimento sicuro è uno dei sistemi migliori per evitare che il portafoglio perda valore se il mercato dovesse scendere. L’ideale sarebbe avere un buon mix di rendimento, crescita e qualità.
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