Europa, giocata a rischio

La strada per la ripresa del Vecchio continente, dicono gli operatori, è ancora piena di difficoltà. I mercati subiranno delle fasi di rallentamento. La selezione vince ancora. 

Marco Caprotti 09/01/2014 | 11:13
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Punti chiave

-Gli indici Pmi indicano un miglioramento dell’Europa.

-Ma secondo alcuni operatori ci sono ancora nodi importanti da sciogliere.

-Sul fronte operativo non tutto filerà liscio, anche se la tendenza al rialzo nel medio termine pare confermata.

-Gli utili cresceranno, ma la selezione resta un elemento importante.

Non tutti sono pronti scommettere su una veloce ripresa dell’Europa. I più ottimisti si aggrappano ai dati aggiornati degli indici dei direttori d’acquisto. Il Pmi (Purchasing manager index) composite area euroè stato confermato sui livelli della stima preliminare, a 52,1, in aumento da 51,7 di novembre. Fermi sia l’indice manifatturiero (52,7), che quello relativo ai servizi (51). A livello di singoli paesi, in seconda lettura non hanno subito particolari variazioni i Pmi manifatturieri della Germania e della Francia, mentre si sono registrati lievi scostamenti nel Pmi servizi sia per la prima (in negativo) che per la seconda (in positivo). Per quanto riguarda la prima lettura nei paesi periferici, il Pmi italianoha mostrato un miglioramento sia nel manifatturiero (quasi due punti in più a 53,3) sia nel settore dei servizi (47,9 da 47,2). “Il livello dei Pmi rimane coerente con una lieve accelerazione della crescita nella parte finale del 2013”, spiega uno studio di Banca Intermobiliare (Bim).

I dubbi
Qualche perplessità sulla ripresa la esprime l’agenzia Standard&Poor’s che ha tolto il rating AAA (il giudizio migliore) all’Unione Europea citando le recenti tensioni tra i paesi membri nelle discussioni sul budget. S&P ha abbassato il rating di un gradino ad AA+ con outlook stabile. La perdita della tripla A, ha spiegato S&P in un comunicato, “riflette la nostra convinzione che la credibilità complessiva degli ormai 28 paesi membri della Ue in materia di credito si sia indebolita, il profilo finanziario deteriorato e la coesione allentata”. L’Unione europea era sotto la minaccia di un declassamento del rating da gennaio 2012, quando S&P aveva rivisto a negativo l’outloook. Da allora, diversi grandi paesi dell’Ue hanno visto il loro rating abbassato e ora restano solo sei paesi dell’Ue a beneficiare del punteggio massimo. E, ha affermato l’agenzia, il livello medio degli stati che contribuiscono al bilancio dell’Ue è inferiore al nuovo giudizio attribuito all’Ue. S&P ha anche sottolineato come le discussioni di bilancio stiano diventando sempre più difficili all’interno dell’Unione, con i principali paesi finanziatori che chiedono una riduzione dei loro versamenti.

“Molti investitori sono ancora diffidenti nei confronti della zona euro”, spiega Ian Ormiston, Responsabile equity Europa di Ignis Asset Management. “Ma Mario Draghi ha rappresentato un cambiamento positivo. Abbiamo visto dei miglioramenti nella situazione a livello macro, la crescita sta gradualmente ritornando e abbiamo assistito a una ripresa della fiducia”.

Le scelte operative
Dal punto di vista operativo non tutto filerà liscio. “Resta la propensione al rischiocome dimostra la recente positiva performance degli asset periferici europei (azionari e obbligazionari) ”, dicono ancora da Bim. “D’altro canto dopo il rialzo registrato nell’ultimo trimetre del 2013, una fase di consolidamento sarebbe fisiologica ma non andrebbe a minare il trend di medio termine”.

Rimane da capire se ci sia del valore e dove lo si può cercare. “Le stime suggeriscono un 24% di miglioramento degli utili per azione per il 2014. La crescita del Pil non sarà gigantesca, ma anche una modesta ripresa dovrebbe garantire un mantenimento delle stime sugli utili, grazie agli effetti base”, dicono da Ignis. “Preferiamo l’Olanda, la Germania, la Scandinavia e le small cap francesi. Tuttavia, è meglio non essere sovraesposti a settori che si trovano sotto la crescente pressione normativa in Francia, come quello delle utility. Indubbiamente potremo notare un’interferenza dei governi a livello legislativo e fiscale. Sulla Germania poniamo il nostro maggiore sovrappeso. Un titolo che ci piace è Freenet, un operatore mobile che beneficia della competitività tariffaria. In un’economia in miglioramento, sono questi i tipi di aziende che prediligiamo”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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