Materie non tutte prime

Secondo gli operatori i metalli industriali beneficiano della ripresa del settore auto. Alcuni prodotti agricoli riservano buone opportunità. Non brillano petrolio e oro.  

Azzurra Zaglio 18/12/2013 | 10:53
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Punti chiave 

- Le commodity non guideranno la ripresa, ma alcune possono rappresentare delle scelte valide.

- Il rilancio dell’automotive avvantaggia i metalli nobili industriali.

- Mais, caffè e fagioli sotto la lente, favoriti da fattori demografici e climatici.

- Cautela con energia, petrolio e oro.

Gli operatori non hanno dubbi: non saranno le commodity l’asset class adatta per cavalcare la ripresa del 2014. Alcune, però, potranno dare soddisfazioni agli investitori.  L’ottimismo riguarda i metalli industriali e alcuni prodotti agricoli, mentre ci vuole cautela con petrolio e oro.

Per un decennio il segmento delle materie prime ha fatto meglio dei mercati azionari. Negli ultimi tre anni, tuttavia, complice la crisi internazionale, ha rallentato. Solo nel 2013, l’indice S&P Global Natural Resources ha avuto una flessione del 7,42% (dati al 13 dicembre 2013). A remare contro sono stati il rallentamento della crescita cinese, le prospettive di avvio del tapering (riduzione graduale degli acquisti di bond) da parte della Federal Reserve e le stime al rialzo sull’offerta di materie prime.

“Per alcuni segmenti, il 2014 sarà l’anno della svolta, grazie soprattutto ai paesi emergenti, grandi consumatori oltre che produttori di commodity”.

“Per alcuni segmenti, il 2014 sarà l’anno della svolta, grazie soprattutto ai paesi emergenti, grandi consumatori oltre che produttori di commodity”, dice Koen Straetmans, Senior multi asset strategist di Ing Investments. “Da quando, a settembre, il Federal open market Committee ha deciso di posporre l’avvio del tapering, i metalli industriali hanno sovraperformato quelli preziosi. Una situazione che si potrebbe verificare di nuovo nel 2014”.

L’industria si mette in moto
I fari degli operatori oggi sono puntati sulle materie prime industriali. Rame, piombo, platino e palladio, ad esempio, sono metalli nobili impiegati nella produzione di marmitte e catalizzatori di auto e motoveicoli. E il settore automotive ha già evidenziato un aumento delle vendite nel mese di novembre. La ripresa economica globale dovrebbe dare una spinta a questo trend. db x-trackers stima un aumento del 3% dei veicoli venduti nel Vecchio continente (oltre il 50% dei motori diesel che vedono l’impiego del platino è acquistato da questa parte del mondo). Il palladio, a sua volta, vedrà un impatto positivo sul prezzo, sceso da gennaio 2013 dell’11%, in conseguenza dell’introduzione della direttiva Euro 6 sui catalizzatori (che definisce gli standard europei per la riduzione delle emissioni inquinanti dei veicoli che entrerà in vigore il primo settembre 2014). Il palladio è riconosciuto come il metallo più attivo nell’ossidazione del metano. 

La ripresa dell’auto farà bene anche al piombo, materiale che serve per la produzione delle batterie delle auto e, soprattutto, delle biciclette elettriche, diffuse in Cina e nei paesi del Nord Europa. Lyxor ed Etf Securities consigliano di metterlo in portafoglio. 

Pressioni demografiche
Un altro elemento da considerare quando si parla di materie prime è quello demografico. Le regioni dell’Asia e dell’Africa (principali consumatori e fornitori di commodity) hanno già ora densità significative. La recente abolizione della legge che, in Cina, obbligava le famiglie ad avere un solo figlio porterà a un incremento della popolazione del paese. Con l’aumento delle bocche da sfamare gli operatori consigliano di puntare sui cereali, in particolare mais, sul caffè e sui fagioli.

“Finora la crescita lenta della Cina e l’età media della sua popolazione piuttosto alta non erano state favorevoli al segmento agricolo. Oggi, però, con i cambiamenti normativi in Cina e con l’aumento della popolazione in India, gli scenari per questo asset sono destinati a mutare”, dice Simona Gambarini, Research analyst di Etf Securities. “All’inizio dell’anno i cereali vedranno una crescita nei prezzi, così come i fagioli e il caffè. Le condizioni climatiche sono state favorevoli ai raccolti di questa stagione. Inoltre, le aspettative per quelli che si stanno concludendo in America Latina sono alte. Per sostenere questa tendenza nel lungo termine, tuttavia, ci vorranno degli investimenti per quanto riguarda le infrastrutture”.

Il clima, la fertilità dei terreni e altri fattori legati all’offerta (come i costi di produzione) sono stati i principali driver dei prezzi nel 2013 e continueranno ad esserlo nel 2014. Diversificare il portafoglio con questi prodotti, secondo il parere degli operatori può rivelarsi una buona scelta.

Energia in stallo
Il forte aumento della produzione Usa di scisto e di gas naturale ha avuto un grande impatto sui mercati energetici. L’incremento della produzione di greggio statunitense ha fatto sì che l’offerta globale sia rimasta ampia nonostante la solida domanda e il calo della produzione in Libia e Iran. Secondo l’Opec (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio), tuttavia, il settore energetico potrebbe dover attendere il secondo semestre del 2014 prima di vedere un significativo miglioramento valutazioni. L’Iraq, infatti, è ancora alle prese con fermenti politici e sociali, mentre le tensioni in Libia minacciano di tenere ancora bassi i livelli di produzione del paese nordafricano almeno per il prossimo trimestre.

Alla luce di questa situazione, dicono gli addetti ai lavori, meglio non esporsi troppo sul petrolio. Le previsioni parlano di pressioni al ribasso sul prezzo del greggio. Le stime per il Brent e per il Wti per il prossimo anno sono di 97,50 e 88,75 dollari al barile, rispettivamente.

Cautela con l’oro
Il prezzo dell’oro, bene rifugio per eccellenza nei momenti difficili, sarà condizionato da diversi fattori. L’unico supporto arriva dagli acquisti fisici: la domanda del metallo giallo, infatti, è rimasta elevataanche se non sufficiente a controbilanciare il sentiment negativo dei mercati. I deflussi dagli Etp sull’oro sono recentemente ripresi e ve ne potrebbero essere altri, dato che i venditori di lungo termine sono ancora sul mercato.

L’oro rimane vulnerabile alle indicazioni di forte crescita negli Usa e alla realizzazione del tapering della Fed. Ciò porterà a un rafforzamento del dollaro statunitense che avrà un effetto sulla richiesta di asset denominati in valuta americana.

Altri fattori da considerare sono poi l’acquisto da parte delle Banche centrali, che continua senza diminuzione, e la domanda dall’India, che beneficia della caduta dei prezzi locali dell’oro. Nel medio periodo, tuttavia, gli operatori consigliano di tenersi alla larga dal metallo giallo.

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Info autore

Azzurra Zaglio

Azzurra Zaglio  è stata Redattrice di Morningstar in Italia.

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