Seduta negativa per i principali listini asiatici. Il direttivo del Partito Comunista ha chiuso ieri i battenti, ma nessuna dichiarazione precisa è stata fatta in merito alle riforme economiche promesse per i prossimi anni. La mancanza di spunti non ha permesso agli operatori di prendere posizioni precise sul mercato, anche se i titoli del comparto finanziario e di quello energetico sono stati quelli che hanno registrato le perdite maggiori.
Proprio in ragione dei timori legati a una maggior spinta verso la liberalizzazione di questi settori. Le Borse di Shanghai e Hong Kong hanno chiuso entrambe a -1,8%. A Tokyo, l’indice Nikkei ha ceduto lo 0,1%. La mancanza di dati macro e di trimestrali di rilievo ha indotto gli operatori ad approfittare del deprezzamento dello yen per realizzare parte dei profitti accumulati da inizio settimana.
Ubi promossa dagli analisti
Avvio debole per i listini di Eurolandia. Si rafforzano i timori che la Federal Reserve possa avviare il tapering della sua politica monetaria espansiva già dal mese prossimo e intanto si attende il dato mensile della produzione industriale nell’area euro. A Piazza Affari, il Ftse Mib parte in leggero rialzo a +0,14% grazie al balzo di Ubi Banca, i cui conti sono stati promossi dagli analisti. Negativo, invece, il comparto bancario. Spread stabile attorno a quota 237 punti base.
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