Energia pulita, il futuro è nel sole

Per Xavier Chollet (Pictet), il settore fotovoltaico ha grandi potenzialità di crescita e profittabilità nel lungo periodo. Dopo tre anni di delusioni è arrivato il momento di tornare sulle energie alternative?

Valerio Baselli 17/10/2013 | 10:06
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A giudicare dai rendimenti degli ultimi anni, l’investimento in energia pulita è stato spinto più da convinzioni ambientalistiche che da ragioni puramente finanziarie (vedi tabella sottostante). Eppure, il vento sembra essere cambiato, almeno secondo quanto afferma Xavier Chollet, co-gestore del fondo Pictet Clean Energy. “Siamo assolutamente convinti che sia il momento di tornare a investire con convinzione sul settore fotovoltaico. Non a caso, il nostro fondo è passato da un’esposizione a questa industria praticamente nulla a fine giugno, al 13% di fine settembre”, dice il gestore.

Una tendenza globale
Il sole è l’unica vera fonte di energia inesauribile che ci sia e alcuni studi sostengono che in una sola ora sia in grado di fornire la quantità di energia che il mondo intero consuma in un anno. Inoltre, teoricamente, basterebbe utilizzare il 4% delle aree desertiche del pianeta per produrre il fabbisogno energetico mondiale. Chiaro, la realtà è più complessa, ma queste informazioni possono dare l’idea del potenziale futuro della produzione fotovoltaica.

“Ci sono essenzialmente tre ragioni che ci spingono a puntare fortemente sull’energia solare”, spiega Chollet. “Innanzitutto i costi di produzione e di installazione sono crollati: -65% in media rispetto a tre anni fa. Inoltre, la domanda crescerà sempre più nei prossimi anni, specialmente in un’ottica di decentralizzazione dell’energia solare”. In altre parole, il gestore prevede una diffusione di pannelli solari installati sui tetti, utlizzati direttamente da privati e da aziende e la creazione di centrali elettriche fotovoltaiche. “Questi due fattori aumentano esponenzialmente il potenziale di crescita e di profittabilità delle aziende del settore per i prossimi anni. Tra il 2004 e il 2009, gli investimenti nelle energie alternative sono cresciuti a un tasso annuo del 29% nel mondo, specialmente in Germania, Stati Uniti, Spagna e Cina”. È proprio sul continente asiatico che si registrano gli investimenti maggiori, con un tasso di crescita annuo del 160% nello stesso periodo.

La Cina, non a caso, giocherà un ruolo di primo piano. La produzione di pannelli fotovoltaici è principalmente cinese e sta diventando una parte sempre più importante dell’economia. Senza contare i livelli di inquinamento atmosferico che nel Regno di mezzo stanno raggiungendo livelli inquietanti (a Pechino c’è stato un aumento del cancro ai polmoni del 60% negli ultimi dieci anni) e che costringeranno il governo a prendere decisioni radicali.

Nel frattempo, a tutto gas
La tendenza generale sembra ormai definita: meno combustibili fossili, più energie pulite. Tuttavia serviranno diversi anni, se non decenni, per arrivare davvero a una situazione ribaltata rispetto a quella attuale. Perciò Chollet crede che nel breve-medio periodo crescerà molto l’utilizzo del gas naturale, la meno inquinante tra le fonti di energia fossili. A questo va aggiunta l’efficienza energetica, altra attività strategica nel diminuire le emissioni inquinanti. Non a caso, il gestore dedica ad oggi il 60% del fondo a società operanti in questo settore.

L’offerta italiana
Disponibili per gli investitori italiani, ci sono 31 fondi comuni d’investimento della categoria Morningstar Azionari settore energie alternative (contando tutte le classi). Eccoli classificati per rendimento da inizio anno (dati in euro al 15 ottobre 2013, al lordo dell’imposta sul Capital gain). 

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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