L'Europa rischia ancora il ko

Nonostante il miglioramento mostrato dai numeri macro, dicono gli operatori, la politica non può abbassare la guardia. Le prospettive di crescita sono deboli. Anche Germania e Francia corrono dei pericoli. 

Marco Caprotti 10/10/2013 | 14:02
Facebook Twitter LinkedIn

L’Europa ha imboccato veramente la strada per uscire dalla crisi del debito o gli operatori peccano di eccessivo ottimismo? La Banca centrale europea sembra non avere dubbi. Gli indicatori sulla fiducia disponibili a tutto settembre “confermano l'atteso miglioramento graduale dell'economia dell'Eurozona rispetto ai bassi livelli visti fino a qualche tempo fa”, scrive l’istituto nel suo Bollettino mensile di ottobre. Nei prossimi mesi la crescita “è prevista in lenta ripresa soprattutto grazie al graduale miglioramento della domanda interna sostenuta da un orientamento di politica monetaria accomodante”.

Il quadro macro
Ma i numeri stanno dicendo veramente che la regione si sta svegliando? L’analisi dei dati dà una visione contradditoria. La lettura finale degli indici Pmi di settembre ha visto una revisione al rialzo di un decimo per l’indice composite area Euro, a 52,2 rispetto al 51,5 di agosto, sempre sui massimi da metà 2011. Tra i paesi principali, il Pmi tedesco rimane il migliore, con un valore di 53,2, seguito da Italia (50,8), Spagna (50,7) e Francia (50,5), tutte sostanzialmente sullo stesso livello. Il Pmi servizi area Euro si è attestato sugli stessi valori del composite, 52,2, anch’esso rivisto al rialzo di un decimo e in miglioramento di 1,5 punti rispetto al mese precedente. Sorpresa al rialzo per il dato italiano, in aumento di quasi quattro punti a 52,7, sopra la media europea e gli altri maggiori paesi, ad esclusione della Germania.

“I livelli dei Pmi sono coerenti con l'accelerazione dell’economia europea attesa per la fine del 2013”, spiega uno studio di Banca Intermobiliare che sottolinea, tuttavia, come la situazione non sia tutta rose e fiori.  “I consumi sono rimasti fino ad ora l’aggregato più in ritardo sulla ripresa, anche se il miglioramento degli indici di fiducia dei consumatori visto nelle ultime settimane dovrebbe preludere a un balzo verso la fine dell’anno. Gli ordini industriali tedeschi, ad agosto sono scesi dello 0,3% mese su mese, un altro segno negativo dopo il -1,9% di luglio. La discesa è arrivata interamente dagli ordini esteri, in calo di poco più del 2% a fronte di un rialzo quasi analogo per gli ordinativi domestici. Il dato, influenzato in parte anche dalla volatilità tipica del mese di agosto, segnala comunque che il trimestre estivo ha mostrato un’economia abbastanza stagnante, dopo l’accelerazione del secondo trimestre”.

Più sacrifici per tutti
A gettare altra acqua sul fuoco dell’entusiasmo ci ha pensato Jens Weidmann, membro del consiglio direttivo della Bce e governatore della Bundesbank, secondo cui anche i paesi più solidi dell’Eurozona devono varare riforme strutturali e non nascondersi dietro all’illusione che nelle loro economie tutto sia a posto. In un recente intervento ha sottolineato come il fatto di usare spesso il termine di “paesi periferici” per indicare quelli in maggiori difficoltà economiche tenda a far pensare che quelli core godano invece di ottima salute. “Questo non è assolutamente il caso” ha spiegato Weidmann facendo l’esempio della Francia come paese che non è sicuramente in crisi ma che deve aumentare la sua competitività. Riguardo alla Germania, Weidmann ha ammesso che i conti sono relativamente in buona salute grazie alle riforme degli anni precedenti che hanno portato a un alto livello di competitività e un basso tasso di disoccupazione. Tuttavia, ha aggiunto, non è “il momento di abbassare la guardia e sarebbe un grande errore far ruotare all'indietro il timone delle riforme”. Riguardo alle misure di politica monetaria adottate dalla Bce, Weidmann ha ribadito che assicurare la solvibilità delle banche non rientra nel mandato dell’Eurotower e che l’erogazione di liquidità tramite la Bce non deve servire come un sostituto per le misure di ricapitalizzazione che potrebbero rendersi necessarie a livello di singoli stati.

I possibili sviluppi
“Nonostante l’Eurozona sia in procinto di uscire dalla recessione, la regione presenta prospettive di crescita molto deboli”, spiega l’economic outlook firmato da Andrew Balls, Managing director e responsabile della gestione dei portafogli europei di Pimco. “Per il prossimo anno prevediamo un’espansione reale (rettificata per l’inflazione) appena positiva compresa tra lo 0% e lo 0,5%. Che le autorità politiche e gli investitori considerino tali prospettive un motivo di celebrazione la dice lunga sul livello basso delle aspettative. Nel dettaglio dei singoli paesi, Francia e Germania beneficeranno di un andamento positivo ma inferiore ai livelli tendenziali, mentre Italia, Paesi bassi e Spagna registreranno un’espansione piatta o assai modesta. Le economie di Grecia e Portogallo continueranno a contrarsi. I progressi sul fronte delle riforme strutturali, necessari a promuovere migliori dinamiche di crescita nel medio periodo, sono stati modesti”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures