Bond emergenti, sì ma senza esagerare

William Ledward (Franklin Templeton) anticipa i temi che tratterà alla Morningstar Investment conference di Vienna. Punta sul debito delle aree in via di sviluppo, ma ricorda che i rendimenti passati difficilmente torneranno.

Maarten van der Pas 05/03/2013 | 09:52
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Nella caccia al rendimento, gli investitori non potranno ignorare, tra le altre cose, le obbligazioni, governative e corporate, dei paesi emergenti. I tassi di interesse nelle economie sviluppate sono diminuiti negli ultimi anni e sono mantenuti artificialmente bassi per stimolare l'economia. Per ottenere un rendimento accettabile, pertanto, gli investitori sono costretti a cercare in altre parti del mondo. In questo contesto, i paesi emergenti e le aziende in queste economie offrono interessanti opportunità: vogliono crescere e hanno bisogno di finanziamenti.

Investire nel debito emergente è un po’ come viaggiare. Il fatto che oggi sia possibile viaggiare abbastanza facilmente in ogni angolo del mondo non vuol dire che bisogna per forza farlo, perché gli ostacoli ci sono. “La strada che porta a guadagnare attraverso il debito dei mercati emergenti è piena di mine”, mette in guardia William Ledward, portfolio manager fixed income di Franklin Templeton, “tuttavia rimane un asset class molto promettente”.

Il debito dei mercati emergenti è disponibile in quattro gusti: titoli di Stato o obbligazioni societarie, in valuta locale o in dollari. Ciò dimostra che questa asset class offre molte opportunità di diversificazione. È necessaria anche una scelta tra paesi, aziende, valute e curve di rendimento. “Questo rende molto più complesso l’investimento diretto per un investitore privato, che dovrebbe a mio avviso affidarsi a un buon gestore”, afferma Ledward. “È estremamente difficile per gli investitori privati fare tutti i compiti da soli”.

Secondo il gestore di Franklin Templeton, molti paesi emergenti sono complessi e poco aperti. Cina e India non sono facilmente accessibili per gli investitori obbligazionari esteri e in Brasile esiste una “tassa di ingresso” che deve essere pagata in anticipo. “Quindi si inizia già con una perdita del 6% sul proprio investimento. Tali misure sono state prese perché il Brasile aveva paura che una grande richiesta di moneta locale portasse ad un tasso di cambio più alto per il real”.

“Nonostante le difficoltà, siamo convinti dell’ottimo potenziale di lungo periodo di questa asset class, anche se la performance del 17% del 2012 non tornerà così presto”, conclude.

Questi spunti sono solo un assaggio. Ledward  approfondirà l’argomento in maniera dettagliata alla Morningstar Investment Conference Europe che si terrà come di consueto a Vienna, presso il Marriott Hotel, il 14 e 15 marzo 2013.  

Per consultare nel dettaglio il programma della conferenza, clicca su Agenda. Qui, invece, il sito dedicato all’evento.

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Maarten van der Pas

Maarten van der Pas  is Financial Markets Editor bij Morningstar Benelux

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