Una foresta in portafoglio

Il prezzo del legno è salito del 68% da luglio 2012. Le prospettive del settore immobiliare Usa e del consumo cinese lo rendono un’opzione interessante.

Valerio Baselli 04/03/2013 | 10:27
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Per avere un portafoglio più diversificato, riparato dall’inflazione e in grado di aumentare il rendimento basta guardarsi intorno. E accorgersi di quanti oggetti sono fatti di legno e di suoi derivati (come carta e cartone).

Uno scudo (di legno) contro l’inflazione
Investire in questa commodity quando le cronache finanziarie parlano di metalli e materie prime energetiche o alimentari può apparire bizzarro. Ma basta un’occhiata a dove viviamo, dicono alcuni operatori, per capire quanto questo materiale venga utilizzato e quanto sia legato allo sviluppo economico. Nell’ultimo secolo il prezzo del legname (a prescindere dalla diverse tipologie e qualità) è cresciuto del 5% (annualizzato). E’ poi un asset che ha dimostrato essere un forte scudo contro l’inflazione. Tra il 1973 e il 1981, l’ultimo periodo di grande aumento dei prezzi al consumo negli Usa (con una media annua del 9,2%), il valore del legno è salito del 22% all’anno.

Cavalcare crescita e demografia
“Il risveglio del settore immobiliare americano ha riacceso la domanda di legname, il cui valore è cresciuto del 68% dal luglio scorso ad oggi”, commenta Gabriel Micheli, co-gestore del fondo Pictet Timber, dedicato proprio al settore della silvicoltura. “Nel 2012 negli Stati Uniti sono state costruite 954mila nuove abitazioni, in pratica il doppio rispetto al 2010. E questo è solo l’inizio del trend, dato che per gli Usa, in situazioni normali, vengono costruite circa 1,5 milioni di nuove case all’anno. Questi dati sono molto importanti, in quanto il 70% dei profitti delle società americane del settore dipendono proprio dall’immobiliare”, spiega Micheli.

Il destino di questo specifico mercato non dipende solo dal mattone yankee. Il legno dedicato al riscaldamento (e quindi alla produzione di energia) rappresenta il 60% della produzione mondiale; in alcuni paesi in via di sviluppo, l’80% dell’energia consumata deriva dal legname. “Il consumo mondiale di legno e di carta è quadruplicato dagli anni ’60 ad oggi, mentre il Pil è raddoppiato. Nello stesso periodo, la Cina ha aumentato la propria ricchezza di 18 volte facendo crescere il consumo di legno di 22 volte”, afferma il gestore di Pictet. “Proprio la Cina gioca oggi un ruolo chiave. Le importazioni di legname sono aumentate dell’800% negli ultimi dieci anni. Questo perché il consumo di prodotti derivati dal legno è strettamente legato alla ricchezza di un paese. Oggi ogni cittadino cinese consuma in media 45 chili di carta all’anno, contro i 170 di un cittadino di Shanghai e i 300 di un americano”.

Domanda in crescita, offerta in difficoltà
Le foreste occupano attualmente il 30% della superficie terrestre, ovvero quattro miliardi di ettari. Più della metà di queste aree si trovano sparse fra Russia, Brasile, Canada e Stati Uniti. Ma i numeri dicono anche altro: ogni anno, circa 13 milioni di ettari di terreno boschivo (una superficie grande quasi quanto la Grecia ) cadono vittime della deforestazione, a fronte di solo 2,8 milioni di ettari ripiantati. Una ragione dietro al boom delle importazioni della Cina, infatti, è che le aziende del paese asiatico specializzate nella silvicoltura hanno già prosciugato le proprie risorse naturali.

“Queste tendenze, aggiunte al crescente costo della manodopera specializzata (ci sono sempre meno lavoratori disponibili per il settore), spingeranno al rialzo il prezzo del legno nei prossimi anni”, afferma Micheli.

Una foresta in portafoglio
Gli investitori italiani interessati a dedicare una parte della loro asset allocation al legno, non hanno un’ampissima scelta. Oltre al già citato fondo Pictet Timber, è quotato su Piazza Affari l’Exchange traded fund Ishares S&P Timber & Forestry. Gli analisti di Morningstar invitano sempre e comunque alla cautela quando si sceglie un fondo specializzato su di una tematica del genere, e suggeriscono di dedicare al massimo una piccola porzione di un portafoglio molto diversificato.

   

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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