Elezioni/4 – Alla larga dalle banche

Lo scudo anti-spread della Bce non ha risolto il problema del debito. Leonard, analista di Morningstar, su Intesa Sanpaolo e Unicredit, raccomanda prudenza.

Francesco Lavecchia 21/02/2013 | 14:45
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Quanto valgono le banche? A pochi giorni da una delle più incerte elezioni della storia della Repubblica italiana, abbiamo ipotizzato quali potrebbero essere gli scenare per i titoli del comparto bancario, uno tra i più sensibili alle vicende politiche del paese in virtù dell’elevata quota di debito pubblico detenuta nei loro portafogli e della loro sensibilità al ciclo economico. Insieme a James Leonard, che analizza per Morningstar i titoli Intesa Sanpaolo e Unicredit, cerchiamo di capire come il risultato delle urne potrà impattare sulle variabili utilizzate nella valutazione delle due banche italiane.

La scudo che non protegge
Una delle maggiori incognite è legata all’evoluzione dello spread. A tal proposito Leonard afferma: “La creazione dello scudo anti-spread da parte della Bce non ha risolto il problema ma ha solo permesso ai paesi in difficoltà di guadagnare tempo”, che poi aggiunge: “Quando il debito pubblico è così elevato da diventare un problema, la Banca centrale può decidere di acquistarlo in modo da ridurre il costo per le casse dello Stato. Ma questo non risolve il problema. L’Eurotower, infatti, potrebbe rifiutarsi di continuare ad aiutare l’Italia nel caso in cui il nuovo governo non sia disposto a portare avanti le politiche di riforme avviate dal presidente, Mario Monti.”

L’esempio islandese
Sulla possibilità che l’Italia decida di deviare dalla politica di rigore imposta dall’Europa, Leonard si esprime in questo modo: “Quello di cui l’Italia ha bisogno è tagliare il debito pubblico e nel fare questo potrà seguire due strade: dare seguito alla linea Monti, anche se questo potrà avere negative implicazioni sull’economia reale, oppure prendere una decisione estrema come quella di uscire dall’euro e ripartire dopo aver ristrutturato il debito.  Se si guardano i risultati raggiunti da Irlanda e Islanda, infatti,  c’è da chiedersi se non sia la scelta migliore anche per il governo di Roma.”  

Underperform per le banche
Una decisione del genere avrebbe un impatto fortemente negativo sui bilanci degli istituti di credito italiani, che sarebbero costretti a forti svalutazioni dei titoli di stato detenuti in portafoglio. Sulle conseguenze che questo potrebbe avere sulle valutazioni dei titoli Unicredit e Intesa Sanpaolo, Leonard afferma: “Relativamente alle mie analisi, nello scenario peggiore, a cui assegno una probabilità di realizzo del 50%, ipotizzo che il governo possa decidere per uno stralcio del 30% del suo debito pubblico. In questo caso Intesa Sanpaolo e Unicredit sarebbero costrette a registrare una perdita superiore ai 25 milioni di euro.” La sua raccomandazione agli investitori è quindi orientata alla cautela: “L’elevata incertezza attorno all’esito delle prossime elezioni politiche e la particolare volatilità dei titoli italiani, rendono questo investimento decisamente molto rischioso. Nelle mie valutazioni tengo conto di questa forte incertezza e assegnamo ad entrambe le società italiane un rating di due stelle, ovvero una raccomandazione di ridurre la posizione sul titolo”.

 

In questi giorni Morningstar pubblicherà una serie di articoli nei quali gestori, economisti e docenti illustreranno gli scenari del dopo voto.

Leggi i precedenti articoli, ai seguenti link:
- Elezioni/3 - Senza euro non c’è futuro
- Elezioni/2 - L'Europa ci guarda
- Elezioni/1- Fiscal compact al sicuro 

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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