I dati macro salvano gli Usa

La questione del fiscal cliff è ancora aperta. Gli investitori, intanto, comprano asset americani grazie alle buone notizie sulla congiuntura. 

Marco Caprotti 10/01/2013 | 14:13
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In attesa di una soluzione definitiva alla questione del precipizio fiscale chi investe in asset Usa si affida ai dati macro e continua ad acquistare. L’indice Msci relativo agli Stati Uniti nell’ultimo mese (fino all’8 gennaio e calcolato in euro) ha guadagnato l’1,86%. Nel 2012 il paniere è cresciuto del 13,5% (+4,7 nel 2011).

Il quadro macro
Lo scenario congiunturale tutto sommato è positivo. Nel mese di dicembre l’economia americana ha creato 155 mila nuovi posti di lavoro, una misura sostanzialmente in linea con le attese e con la media degli ultimi due anni. Il tasso di disoccupazione è però aumentato di un decimo di punto, al 7,8%, a causa di un aumento della forza lavoro. I dati sul mercato del lavoro sono in linea con le attese della Fed. Nei prossimi mesi si dovrà vedere l’effetto dei provvedimenti fiscali sull’economia americana. Ancora in leggero aumento la richiesta di sussidi di disoccupazione, con le nuove richieste a 372 mila unità. Sempre vicine ai 3,2 milioni le richieste continue.

Contrastati i dati sul mercato immobiliare. Le vendite di case nuove sono aumentate del 4% a novembre a 377 mila unità, mentre le vendite in corso hanno fatto registrare un +1,7%. E’ in calo però la spesa edilizia, -0,3% dopo il dato positivo di ottobre. Tendenzialmente positivi i dati cosiddetti di sentiment. Il Pmi (l’indice dei direttori d’acquisto) di Chicago di dicembre è salito di oltre un punto a 51,6, con la componente “nuovi ordini” ai massimi da quattro mesi. E’ tornato sopra quota 50 anche l’indice Ism manifatturiero, a 50,7 da 49,5 di novembre, meglio delle attese grazie alle componenti ordini, occupazione ed export. E’ ai massimi da marzo 2012 l’Ism non manifatturiero (a quota 56,1 in salita da 54,7) di novembre, decisamente sopra le attese. In generale i dati sono stati favoriti dal buon andamento dell’occupazione e del settore costruzioni, che beneficia dello scenario di tassi di interesse estremamente bassi. Negativo, infine, il dato sulla fiducia dei consumatori di dicembre, che con ogni probabilità è stato inficiato dalle preoccupazioni per i tagli fiscali che il Governo americano dovrà mettere in atto nel 2013.

Il precipizio è sempre a un passo
Resta aperta la questione del precipizio fiscale. L’intesa raggiunta da Casa Bianca e Congresso prevede un aumento delle tasse per i ricchi con redditi superiori a 400 mila dollari l’anno ed evita il taglio automatico della spesa di 109 miliardi di dollari per due mesi. C’è anche un aumento dal 35 al 40% della tassa di successione sulle eredità superiori ai 5 milioni e un aumento dal 15 al 20% delle tasse sui guadagni di capitale per chi ha un reddito superiore ai 450mila dollari. Sono stati rinviati, per il momento, i provvedimenti sui tagli alla spesa e soprattutto quelli sul rinnovo del tetto sul debito, che scadrà a fine febbraio. Le soluzioni sono state interpretate dai mercati come un tentativo per guadagnare tempo e non come la soluzione definitiva ai problemi di deficit degli Stati Unitie. Per questo gli operatori non escludono che nelle prossime settimane Wall Street possa essere preda di una forte volatilità.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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