Gestori, la Cina non fa più paura

Sarà ancora il motore dell’Asia nel 2013. In Italia torna l’incertezza politica, ma preoccupa di più la recessione. Negli Stati Uniti, fiducia sull’accordo sul fiscal cliff.

Sara Silano 13/12/2012 | 14:59
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La principale incognita del 2013 si chiama economia. I gestori, interpellati da Morningstar nel consueto sondaggio mensile tra le principali società di gestione e intermediazione che operano in Italia, sono divisi tra chi si aspetta un deciso miglioramento e chi un peggioramento. La questione non è di poco conto per i mercati azionari. Le valutazioni dei titoli, infatti, sembrano scontare una ripresa e non sono elevate rispetto alle medie storiche, ma potrebbero diventare meno attraenti se la congiuntura mostrasse ulteriori segni di debolezza.

Europa, economia spina nel fianco
La situazione congiunturale preoccupa soprattutto in Europa, in particolare nei paesi periferici, che sono alle prese con la ristrutturazione del debito sovrano. Una mancata crescita, infatti, si ripercuoterà negativamente sulle finanze pubbliche dei cosiddetti Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), con conseguente ritorno verso l’alto degli spread (i differenziali rispetto ai titoli di stato tedeschi) a causa del peggioramento del rapporto debito/Pil (Prodotto interno lordo).

Come si legge nell’ultimo Bollettino della Banca centrale europea (Bce), la debolezza si protrarrà anche nella prima parte 2013, poi la situazione potrebbe migliorare grazie al rafforzamento della domanda mondiale, alla trasmissione all’economia delle misure di allentamento monetario decise dall’istituto di Francoforte e al ritorno della fiducia sui mercati finanziari. Nel breve, i gestori non escludono prese di beneficio, ma su un orizzonte semestrale, il 73,7% si attende un rialzo delle Borse del Vecchio continente.

Italia, doppio rischio
Il Belpaese è in recessione per il sesto trimestre consecutivo e il futuro è offuscato dall’incertezza politica. Il binomio non piace ai mercati. Rispetto al passato, però, l’instabilità politica sembra avere effetti meno pesanti, in quanto le elezioni erano comunque in programma. Quello che preoccupa di più, invece, è la situazione congiunturale, cronicamente depressa. Per questa ragione, i pessimisti su Piazza affari sono il doppio rispetto a quelli sul resto d’Europa (10,5 contro 5,3%).

Usa, l’accordo ci sarà
A Wall Street prevale l’aspettativa di un accordo sul fiscal cliff, anche se questo tema genererà volatilità nei prossimi mesi. Sul fronte macro, la situazione sembra migliore rispetto all’Europa, sostenuta dalla politica ultra-espansiva della Federal Reserve, dalla dinamicità dell’economia e dai fondamentali demografici. Questi fattori saranno determinanti nella lotta al debito pubblico. Per quanto riguarda le valutazioni, la maggior parte dei gestori le giudica “eque”, se non addirittura superiori rispetto alle proiezioni degli utili. Di conseguenza, il 42,1% si aspetta un’oscillazione della Borsa attorno agli attuali livelli, mentre il 47,4% prevede un apprezzamento.

Tokyo, occhi puntati sullo yen
In Giappone, l’indice Nikkei ha toccato il massimo degli ultimi otto mesi, in attesa delle elezioni (in programma il 16 dicembre). Gli investitori sperano che con il nuovo governo arrivino anche misure di allentamento monetario da parte della Bank of Japan e, di conseguenza, un indebolimento dello yen, che favorirebbe i titoli dell’export. In un clima di attesa, i gestori preferiscono non sbilanciarsi e sono equamente divisi tra chi prevede un aumento dei listini nei prossimi sei mesi e chi si aspetta un’oscillazione attorno agli attuali livelli.

La Cina rilancia l’Asia
Anche a dicembre, l’area asiatica rimane una delle preferite dai gestori, con il 73,7% degli intervistati che prevede un apprezzamento. Il motore che muove tutto l’ingranaggio è la Cina, la cui crescita sembra essersi stabilizzata intorno al 7,5%, con possibilità di sorprese positive.

Btp, torna il rischio politico
L’incertezza politica italiana è tornata nell’agenda degli investitori obbligazionari, dopo che il Pdl di Silvio Berlusconi ha tolto la fiducia al Governo, inducendo le dimissioni di Mario Monti. La conseguenza è stata un ritorno della volatilità sui titoli del Belpaese e, per contagio, su quelli spagnoli. L’agenzia Moody’s ha detto che l’impatto sul rating delle recenti turbolenze sarà limitato, ma è fondamentale che siano mantenute le riforme strutturali e il consolidamento di bilancio, oltre che gli elementi chiave della legge di stabilità. I gestori sono convinti che, seppur tra molta volatilità, lo spread (differenziale tra BTp e Bund) scenderà ancora, a patto che venga intrapreso con decisione il cammino della crescita economica. Per quanto riguarda i titoli di stato tedeschi e americani, gli intervistati si attendono, invece, prezzi stabili o in calo. Tra le ragioni ci sono il ruolo della Germania nell’eventuale salvataggio dei paesi periferici e gli sviluppi futuri del dibattito su tagli alla spesa e aumento delle tasse negli Stati Uniti.

Euro/dollaro, poca chiarezza
I gestori faticano a invidividuare un trend chiaro nel cambio tra l’euro e il dollaro. Per questo, il 42% si attende un’oscillazione attorno agli attuali livelli. Le dinamiche future dipenderanno dalle prossime mosse della Bce (ridurrà ancora i tassi di interesse all’inizio del 2013?), dal ritorno di capitali in Europa, per effetto di una maggior fiducia degli investitori e dalla ripresa economica in America. 

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 3 e l’11 dicembre, 19 delle principali società di gestione e intermediazione operanti sul territorio. Si tratta di Albemarle Asset management, Aletti Gestielle, Amundi, Bnp Paribas Am Sgr, Carmignac Gestion, Convinctions AM, Eurizon Capital Sgr, Fideuram Investimenti Sgr, Invest Banca, Investitori Sgr, La Française des Placements, M&G, Nemesis AM, Pioneer IM, SCM Sim, Swiss&Global AM Sgr, Threadneedle, Union Bancaire Privéee, VG.SA.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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