Bond emergenti, questione di valuta

Il debito dei paesi in via di sviluppo non è più il mercato di nicchia di una volta. Ecco i punti di forza e gli svantaggi delle emissioni in dollari e di quelle in divisa locale. 

Valerio Baselli 12/12/2012 | 15:43
Facebook Twitter LinkedIn

Il debito emergente è un’asset class dinamica. Ha ormai abbandonato lo status di investimento di nicchia, riservato agli operatori istituzionali, ed è sempre più presente nei portafogli di una vasta gamma di soggetti. Il crollo del mercato immobiliare americano e il deterioramento delle finanze pubbliche nelle nazioni sviluppate hanno catapultato gli investitori in un mondo in cui la crescita, le attività poco correlate coi mercati azionari e i titoli che generano rendimenti interessanti sono diventati merce rara. Perciò, i risparmiatori sono stati in qualche modo costretti a scovare fonti di reddito alternative. L’asset che ha beneficiato maggiormente di questa apertura è stato il debito emergente, grazie soprattutto alle buone prospettive di crescita dei paesi in via di sviluppo, al loro basso indebitamento e all’ottimo stato dei bilanci pubblici.

E’ bene non dimenticare che si tratta di un comparto complesso, che presenta due sotto-segmenti: i bond emessi in dollari e quelli emessi in valuta locale. Comprare un’obbligazione denominata in divisa Usa oppure in moneta locale non è la stessa cosa. Anzi, i benefici e i rischi di ciascuna opzione variano sensibilmente.

Confrontando i due segmenti, spiega uno studio preparato da Pictet Asset Management dal titolo Dollar ou devises locales? Choisir la dette émergente qui convient à votre portefeuille (Dollaro o valute locali? Scegliere il debito emergente che conviene al vostro portafoglio), si scoprono differenze sensibili in termini di quantità di emissioni, di profilo di credito degli emittenti e di tipologia di obbligazioni.

Emissioni in dollari: diversificazione
Le obbligazioni sovrane denominate in dollari Usa forniscono accesso a un’ampia gamma di investimenti sui mercati emergenti, spiegano gli analisti di Pictet. Ad esempio, l’indice JP Morgan EMBI Global, il più rappresentativo della categoria, è composto da 48 paesi diversi che vanno dalla Polonia, che si trova anche in alcuni indici obbligazionari dei mercati sviluppati, al Guatemala, mercato di frontiera i cui bond non sono particolarmente liquidi.

Il debito sovrano denominato in dollari si divide sostanzialmente in tre grandi categorie: mercati emergenti avanzati (come il Brasile o il Messico), mercati emergenti molto dipendenti dalle esportazioni (come l’Argentina) e mercati di frontiera (quelli con profilo di rischio più alto, come il Ghana o l’Irak). Questo mix si riflette anche nel profilo di rischio. Nonostante il rating medio dell’indice JP Morgan EMBI Global sia BBB-, circa il 40% dei suoi componenti presentano un giudizio inferiore a investment grade.

Emissioni in valuta locale: qualità
Gli investitori esposti al debito sovrano emergente denominato in valute locali avranno accesso a un universo più piccolo rispetto a chi sceglie i bond emessi in dollari. L’indice JP Morgan GBI-EM Broad, infatti, conta 16 paesi. Ma se esso si presenta meno diversificato rispetto all’omologo in dollari Usa, il suo profilo di credito è decisamente migliore: l’indice presenta un rating medio assegnato da Standard&Poor’s pari a A-. E’ formato principalmente da obbligazioni emesse dai grandi mercati emergenti, quelli che nella maggior parte dei casi hanno una Banca centrale indipendente e che hanno sviluppato una sofisticata infrastruttura di mercato, oltre a beneficiare di una base di investitori istituzionali domestici in crescita.

Inoltre, continua il report, se il mercato dei bond in dollari offre l’accesso a una più ampia gamma di emittenti, su quello in valuta locale vi è una maggiore varietà di strumenti di debito, che consente agli investitori di coprire il rischio di tasso di interesse, di cambio e inflazione. Ad esempio, su tutti i mercati obbligazionari in valuta locale sono disponibili strumenti del mercato monetario come le obbligazioni indicizzate all’inflazione e strumenti derivati sui tassi di interesse.

Chi tratta bond emessi in moneta locale, inoltre, può contare su mercati più liquidi. Con una capitalizzazione ben al di sopra dei mille miliardi di dollari, il mercato delle obbligazioni sovrane in valuta locale è quasi il doppio di quello dei government e dei corporate emessi in dollari Usa. Secondo i dati della Emerging Markets Traders Association, il debito in valuta locale rappresenta ormai il 70% dei 1.530 miliardi di dollari scambiati ogni trimestre in obbligazioni dei mercati emergenti.

Le fonti di performace e di rischio
A parte la composizione dei due differenti mercati, lo studio si sofferma sulle diverse fonti di performance. Infatti, oltre al premio al rischio tipico di ogni obbligazione, che aumenta a seconda della qualità creditizia dell’emittente (più l’emittente è rischioso, più il premio al rischio sarà remunerativo) e che quindi varia al variare del rating assegnato all’emittente (il che fa oscillare il valore dell’obbligazione sul mercato secondario), i due segmenti sono soggetti a diversi fattori.

Le obbligazioni emergenti in dollari sono molto sensibili allo spread con i Treasury Usa. Perciò, oltre al valore creditizio dell’emittente, sono soggette anche alle decisioni monetarie degli Stati Uniti, su cui non hanno alcun controllo. Al contrario, i bond emergenti in valuta locale non sono interessati dall’andamento dei Treasury americani, bensì dall’apprezzamento della valuta con sui sono stati emessi, che ha contato circa un quarto sulle performance totali dell’ultimo decennio. 

Dal punto di vista del rischio-rendimento, entrambi i segmenti hanno generato negli ultimi dieci anni performance migliori della maggior parte delle asset class tradizionali, si legge nello studio. Tuttavia, le obbligazioni in dollari sono state molto meno volatili rispetto a quelle in moneta locale,  anche perché non sono soggette al rischio di cambio; infatti, la loro volatilità è stata simile a quella dei titoli di debito investiment grade americani. Il rischio di cambio insito nelle obbligazioni emergenti in valuta locale, invece, ha nel frattempo portato la volatilità annualizzata verso il 12%, un livello superiore a quello delle obbligazioni globali di tipo high yield.

Rendimenti e volatilità

 

Dati dal 31/12/2002 al 31/09/2012
Fonte: Pictet Asset Management

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures