L’Italia torna a far preoccupare gli investitori. L’indice Msci del Belpaese nell’ultimo mese (fino al 29 settembre e calcolato in euro) ha perso lo 0,5% circa portando a +3,8% la performance da inizio anno.
La congiuntura peggiora
La retromarcia del paniere è frutto delle peggiorate condizioni macro della Penisola. Prosegue, ad esempio, il calo della produzione industriale. Gli ultimi dati dicono che l’indice destagionalizzato relativo a luglio ed elaborato dall’Istat, è diminuito dello 0,2% rispetto a giugno. Corretto per gli effetti del calendario, l’indice a livello tendenziale è diminuito del 7,3%. Si tratta dell’undicesimo calo consecutivo da agosto 2011 (quando la produzione era salita del 4,8%). Nel trimestre maggio-luglio l’indice ha registrato una flessione dell’1,2% rispetto al trimestre precedente. Nell’arco di sette mesi la produzione è diminuita del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’Istat inoltre ha rivisto i dati relativi al mese di giugno che risultano leggermente migliorati (anche se sempre in frenata): il risultato tendenziale segna un calo del 7,9% anziché dell’8,2%.
Cattive notizie arrivano anche dal fronte della disoccupazione che, pur restando stabile ad agosto, per il terzo mese consecutivo è stata sui livelli massimi da gennaio 2004 (inizio delle serie storiche mensili). Il tasso di disoccupazione si è attestato al 10,7%, invariato rispetto a luglio e in aumento di 2,3 punti percentuali su base annua. L’Istat aggiunge che il tasso dei senza lavoro dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 34,5%, in calo di 0,5 punti percentuali rispetto a luglio e in aumento di 5,6 punti nei dodici mesi. Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 593mila e rappresentano il 9,8% della popolazione in questa fascia d’età.
Luce nel 2014
Tutti elementi che incidono sull’andamento congiunturale. Per la Penisola le stime di S&P sono di una flessione del Pil pari a -2,4% quest’anno, seguito da -0,6% nel 2013 e da un incremento dello 0,4% nel 2014, come scenario centrale. Nell’ipotesi di una recessione grave, il Pil italiano è prospettato a -2,6% quest'anno e -2,1% il prossimo, seguito da +1,3% nel 2014. Anche secondo l’Ocse ci vuole pazienza. “Le riforme strutturali avviate dal Governo italiano pongono le basi per un’Italia più forte, competitiva e solidale: secondo le nostre stime grazie a queste misure il Pil della Penisola dovrebbe aumentare di circa il 4% nei prossimi 10 anni”, ha spiegato il segretario generale dell’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione Angel Gurria.
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