Non basta un rally a svegliare il mattone

La ripresa di inzio anno ha coinvolto anche il real estate. Poi sono tornati fuori i problemi del comparto. E non solo in Usa.

Marco Caprotti 18/04/2012 | 12:44
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I segnali di ripresa americani non riescono a dare al comparto immobiliare la scossa di cui ha bisogno. L’indice Msci del comparto a livello mondiale nell’ultimo mese (fino al 16 aprile e calcolato on euro) ha perso l’1,75%. Va detto che il real estate ha provato a uscire dallo stato di torpore in cui è caduto nel 2007 con la crisi scatenata dai mutui subprime. Il paniere da inizio anno, approfittando del rally delle Borse mondiali del primo trimestre, ha portato a casa il 10,4%. Le ultime notizie arrivate dal comparto, tuttavia, dimostrano che la strada per uscire l’uscita dal tunnel ancora non si vede.

Usa, meno case più rischi
Negli Stati Uniti la costruzione di nuove case a marzo, secondo il Dipartimento del commercio statunitense è scesa del 5,8%, a 654mila immobili. I permessi sono invece aumentati del 4,5%, a 747 mila. Il dato è più basso delle attese degli analisti, che avevano stimato 700mila nuove abitazioni. Il calo, spiegano gli operatori, è dovuto alla presenza sul mercato di proprietà a buon mercato che spingono i potenziali acquirenti ad evitare le case nuove. Il pericolo a questo punto, continuano gli analisti, è che il settore del real estate non solo non contribuisca alla crescita del paese, ma possa addirittura minarla.

Bisogna poi tenere conto dell’elemento “fiducia”, da legare anche all’andamento delle Borse. Nei tre mesi che vanno da dicembre 2011 alla fine di febbraio, In concomitanza con la corsa dei listini, la richiesta di nuove abitazioni da parte delle famiglie è aumentata del 33%. Anche l’ottimismo dei costruttori viene meno. L’indice sulla fiducia per il mese di aprile elaborato dalla National Association of Homebuilder è sceso sotto 25 (ogni risultato inferiore a 50 indica che la situazione del mercato è depressa).

L’Inghilterra migliora, ma per finta
Diversa, ma solo in apparenza, la situazione in Inghilterra (il mercato d’Oltremanica di solito anticipa di un anno quello che succederà nel resto del Vecchio continente) dove i prezzi delle case, a marzo, secondo i dati di Hometrack sono aumentati dello 0,2%. Il dato tuttavia, è in qualche modo drogato dal fatto che molti acquirenti si sono buttati sul mercato per approfittare di alcune agevolazioni all’acquisto (come l’esenzione dall’imposta di bollo) che sono scadute proprio il mese scorso. “L’effetto di quelle che sono a tutti gli effetti delle misure di breve termine, svanirà nel giro di pochi mesi”, spiega una nota di Richard Donnell, responsabile della ricerca di Hometrack.

La situazione del resto, è tutt’altro che agevole. La fiducia dei consumatori a marzo è scesa di due punti. E questo prima che il Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, annunciasse nuove misure di austerità che andranno a colpire le pensioni e gli immobili di lusso.

Hard landing per la Cina?
Anche la Cina, intanto, fa i conti con un rallentamento del comparto real estate che, nel medio periodo, potrebbe incidere sulla crescita generale del paese (peraltro prevista già in frenata dal governo). Nel primo trimestre dell’anno, infatti, le vendite delle case sono calate del 18% rispetto allo stesso periodo del 2011. Il calo è dovuto alle misure di contenimento degli investimenti immobiliari messe in campo da Pechino nei mesi scorsi per evitare lo scoppio di una bolla speculativa del mattone. Ora, però, sono sempre di più gli operatori che si chiedono se la mancata crescita del real estate porterà la Cina al cosiddetto hard landing (il passaggio improvviso da una fase di espansione a una di contrazione.

Il premier Wen Jiabao ha già detto che i provvedimenti per frenare la crescita del mattone resteranno in piedi e ha aggiunto che il resto dell’economia è abbastanza robusto da mantenere il paese in salute. Una sicumera che non convince tutti. “La posizione del governo sembra indicare che in futuro ci saranno nuove manovre accomodanti per dare slancio alla congiuntura”, spiega una nota di Mark Williams, capo economista per l’Asia di Capital Economics. “Tuttavia il settore delle costruzioni è quello che preoccupa di più. La minaccia più grande alla crescita nel breve termine è rappresentata da uno stallo nell’attività di costruzione”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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