Pensioni, il valore del capitale umano

Il risparmio previdenziale è in fuzione dei consumi futuri. Quando lo human capital si rimpicciolisce.

Valerio Baselli 22/03/2012 | 09:15
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Nel 2006 gli Usa crescevano del 2% annuo e presentavano un rapporto debito pubblico-Pil del 60% circa. Una situazione rosea, in confronto a quella attuale. Eppure, nello stesso anno la Social Security (in pratica l’Inps statunitense), ha inviato a tutti i lavoratori una comunicazione che in sostanza diceva: “Oggi 36 milioni di americani hanno più di 65 anni. Se non si adottano delle politiche mirate, in 11 anni la Social Security avrà delle uscite superiori alle entrate e nel 2040 il fondo dedicato al pagamento delle prestazioni previdenziali sarà al collasso, visto che il numero degli over-65 sarà per allora raddoppiato. Dobbiamo agire subito affinché la Social Security possa continuare a fornire i propri servizi anche nel futuro”. Questo dà un’idea di quanto sia preso seriamente il problema previdenziale al di là dell’oceano.

In Europa, e specialmente in Italia, siamo invece molto più in ritardo. Probabilmente perchè fino a pochi anni fa non ci si poneva il problema di una pensione complementare. Tuttavia, per chi ha davanti a sé ancora molti anni di lavoro, costruirsi un’integrazione all’assegno dell’Inps sembra una via obbligata.

Il capitale non è solo finanziario
“Quando un individuo investe non lo fa in un’ottica di risparmio, ma in un’ottica di consumo futuro. L’investimento è sempre in funzione del consumo”, ha affermato Hal Ratner, responsabile investimenti di Morningstar Investment Management Europe, nel corso dell’incontro Markowitz 2.0, dedicato alle nuove frontiere dell’asset allocation, tenutosi il 20 marzo a Milano. “E così, anche gli investimenti previdenziali mirano a colmare un bisogno di consumo futuro”.

In un’ottica di investimento a lunghissimo periodo, come quello previdenziale, assume ancora più importanza il concetto di human capital, capitale umano. Economisti del calibro di Adam Smith e Karl Marx avevano in qualche modo introdotto questo concetto, anche se la nascita ufficiale risale al 1958, anno in cui Jacob Mincer pubblicò un articolo sul Journal of political economy, dal titolo Investment in human capital and personal income distribution.

Il nostro bond personale
Con l’espressione “capitale umano” si intende la capacità di guadagno di ogni individuo, che varia a seconda dell’età e della posizione lavorativa, ha commentato Ratner. “Tecnicamente, lo human capital è definito come il valore attuale degli stipendi futuri al netto dei consumi futuri”. Questo significa che il capitale umano varia a seconda della retribuzione, del tasso di risparmio, dall’inflazione e anche dal grado di certezza di avere una qualche retribuzione in futuro. È quindi una classe di attivo intangibile e illiquida che viene paragonata ad una obbligazione con cedola. Questo bond immaginario è personale, non è scambiabile, si consuma col passare del tempo e viene prezzato dal mercato. “Il punto sta nel capire come il capitale umano interagisca con quello finanziario nella creazione del portafoglio”.

Tipico “life cycle” tra capitale umano e capitale finanziario

Fonte: Ibbotson

Gli analisti di Ibbotson e di Morningstar Associates sono partiti proprio da questo punto. In media, all’inizio della nostra vita lavorativa, il capitale umano è spesso al suo punto più alto, visto che abbiamo davanti molto tempo per lavorare e guadagnare. Col passare del tempo, il capitale finanziario cresce (attraverso il risparmio) e quello umano diminuisce, per poi essere quasi nullo durante la pensione.

Questo vuol dire che anche l’asset allocation del nostro portafoglio dovrebbe partire con una buona propensione all’azionario, per scivolare poi verso strumenti più conservativi man mano che il capitale umano diminuisce, sempre tenendo conto dell’appetito al rischio dell’individuo. Il che è esattamente la teoria dei life cycle utilizzata dai fondi pensione, i quali automaticamente passano ad un’allocazione degli attivi più prudente man mano che la pensione si avvicina.

Certo, ogni situazione è diversa. Un professore universitario, il quale ha un lavoro fisso e un salario assicurato, ha un capitale umano decisamente diverso da un broker, che può perdere il lavoro in ogni momento e i cui guadagni possono essere molto diversi da mese a mese.

La ricchezza di ogni individuo si compone quindi di due componenti: capitale umano e finanziario. Se si desidera costruire un portafoglio diversificato ed efficiente, bisogna tener conto della relazione tra questi due fattori.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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