Giappone, la Borsa dimentica il disastro

L'indice Msci del Sol levante in poco più di 12 mesi ha guadagnato il 7,4%. E le imprese riempiono le tasche degli azionisti.

Marco Caprotti 20/03/2012 | 15:17
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Flessibilità e dinamismo. Sono questi, secondo gli operatori, i due elementi che hanno permesso al Giappone di rialzarsi dopo il terremoto che poco più di un anno fa ha causato complessivamente una perdita economica superiore a 200 miliardi di dollari (la catastrofe naturale più costosa della storia).

Ciononostante, in brevissimo tempo la maggior parte delle imprese è stata in grado di riavviare la produzione con un ritorno dell’utile sui livelli precedenti al terremoto. Alcune società di respiro internazionale stanno anche registrando utili record. Il risultato è che l’indice Msci del Sol levante (calcolato in euro) in poco più di 12 mesi ha guadagnato il 7,4%, mentre nell’ultimo mese (fino al 19 marzo) ha segnato +1,7%.

Crescita e soldi agli azionisti
“Un altro sviluppo degno di nota riguarda il numero crescente delle operazioni sul capitale”, spiega una nota di Ernst Glanzmann, gestore del JB Japan Stock Fund di Swiss & Global Asset Management. “L’anno scorso le operazioni di riacquisto di azioni proprie sono quasi raddoppiate mentre il rapporto tra utile e dividendi distribuiti è rimasto invariato nonostante la flessione degli utili. La liquidità in eccesso viene distribuita in misura sempre maggiore agli azionisti. Si tratta di sviluppi molto favorevoli per il mercato azionario”. 

Per quanto riguarda il fronte macro secondo Standard&Poor’s, nel 2012 il Pil del Giappone dovrebbe crescere del 2%, dopo la contrazione dello 0,9% in seguito al disastro dell’anno scorso, che ha portato il Giappone a registrare il suo primo deficit della bilancia commerciale in 31 anni. Per S&P, sia gli investimenti nel settore privato che in quello pubblico cresceranno quest’anno.

Rischi e opportunità
Tuttavia ci sono alcuni rischi che minacciano la ripresa. Ad esempio, la debole domanda a livello globale, la potenziale contrazione dell’offerta durante la stagione estiva e l’apprezzamento della valuta nazionale. Altri fattori che potrebbero ostacolare la crescita sono l’aumento del prezzo del petrolio e la grande dipendenza dal gas liquido naturale che potrebbero proseguire anche nel corso di quest’anno.

Dal punto di vista operativo, secondo i gestori gli investitori dovrebbero operare una differenziazione tra le società intrappolate nel mercato locale in letargo e le imprese globali che svolgono buona parte dell’attività oltreoceano. “Molte società internazionali hanno imparato a rinnovare e adattare la loro strategia di business con flessibilità per sfruttare un maggiore potenziale di crescita all’estero” dice Glanzmann. E non devono andare troppo lontano, visto che il paese è circondato da mercati in crescita. Già oggi, circa il 50% delle esportazioni è diretto verso l’Asia”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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