Bilanciati, quando il nome non basta

La quantità di azioni e bond presenti nei fondi di allocation non è sufficiente a definirne il grado di rischio. Meglio affidarsi ad altri indicatori. 

Marco Caprotti 20/06/2016 | 10:49
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Aggressivi, moderati, prudenti, flessibili. Nelle categorie Morningstar dedicate ai fondi bilanciati (chiamati Allocation) ci sono segmenti adatti a i tutti profili di rischio degli investitori. Andando nel dettaglio, le percentuali di equity e bond cambiano a seconda del grado di pericolo che il gestore ha il mandato di poter correre. Morningstar inserisce nelle categorie dedicate agli strumenti bilanciati aggressivi quelli che hanno un’esposizione azionaria superiore al 65%. Fra i moderati ci sono quelli con una presenza equity compresa fra il 35% e il 65%. I prudenti sono quelli che non superano, per le azioni, il 35%. I flessibili, dal punto di vista delle quote da destinare agli asset di investimento, non hanno particolari vincoli di mandato.

In linea di massima i comparti bilanciati presentano un livello di rischio intermedio: superiore a quello dei fondi monetari e obbligazionari, ma inferiore rispetto a quello degli azionari. Il rischio associato all’investimento in questa tipologia di strumenti è innanzitutto legato alle percentuali investite in azioni e in obbligazioni. In generale, aumenta al crescere della componente azionaria, soggetta alle oscillazioni dei mercati, soprattutto se l'orizzonte del proprio investimento è di breve termine. Poi, come sempre, la politica di investimento, la bravura del gestore e le condizioni dei mercati fanno la differenza.

La percentuale non fa il rischio
Ma bastano queste percentuali a definire il grado di rischiosità di un fondo o di un’intera categoria? In realtà, è sempre bene utilizzare più indicatori. Un esempio è l’indice beta, che misura la sensibilità di un fondo alle oscillazioni del mercato. In altre parole, stabilisce quanto varia il fondo congiuntamente alle piazze finanziarie, in seguito a movimenti di queste ultime. È il cosiddetto rischio sistematico, cioè attribuibile a fattori macro, politici e, più in generale, fuori dal controllo degli investitori.

Per definizione il beta del mercato è pari a 1,00. Un coefficiente di 1,1 indica che il fondo può ottenere una performance del 10% migliore rispetto all'indice di mercato, in un mercato al rialzo o del 10% peggiore in un mercato al ribasso. Al contrario, un beta di 0,85 indica che il fondo può conseguire una performance del 15% peggiore rispetto al rendimento atteso dell'indice di mercato in fasi rialziste e del 15% migliore in fasi ribassiste. Osservando il beta a tre anni delle diverse categorie Morningstar dedicate ai fondi bilanciati (nei loro diversi gradi di rischio) si nota che quelle con il valore più alto (che quindi sono rimaste più aderenti ai rendimenti attesi), nella maggior parte dei casi, sono le più aggressive. Molti dei segmenti di investimenti (di nome) più prudenti, invece, hanno avuto scostamenti maggiori.  

Beta

Risultati analoghi si hanno utilizzando, ad esempio, la deviazione standard. Si tratta di una misura statistica di dispersione attorno alla media che indica quanto è stata ampia, in un certo arco temporale, la variazione dei rendimenti di un fondo. Talvolta gli investitori utilizzano la deviazione standard della performance storica per prevedere un range di possibili rendimenti futuri. L’analisi delle categorie Morningstar mostra, ad esempio, che non ci sono state grandi differenze di dispersione nei diversi segmenti che formano i bilanciati in dollari Usa.

Devstandard

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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