La frontiera va avanti da sola

Gli investitori continuano a cercare asset in paesi non ancora emergenti che possono contare su una popolazione giovane e orientata ai consumi. Il futuro dipenderà dalle scelte politiche dei governi. 

Marco Caprotti 29/07/2015 | 10:21
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Mentre i mercati finanziari si interrogano sui tempi di un rialzo dei tassi di interesse Usa, sulla tenuta dell’area euro e sull’andamento della Borsa cinese, i mercati di frontiera continuano ad attirare l’interesse degli investitori. L’indice Msci dedicato ai paesi che non sono ancora considerati emerging, nell’ultimo mese (fino al 21 luglio e calcolato in euro), ha guadagnato quasi il 3%, portando a +6% la performance da inizio anno.

Andamenti di tutto rispetto, se si considera che il 40% del paniere è composto da società legate al settore del petrolio. “Il prezzo del greggio si è in pratica dimezzato da inizio anno. Questo mostra la flessibilità dei mercati di frontiera e la solidità dei fondamentali di crescita, orientati ai consumi interni”, spiega uno studio di Oliver Bell, gestore del fondo T. Rowe Price Frontier Markets Equity. Le popolazioni che fanno parte di questo segmento geografico, nella maggior parte dei casi sono giovani. Questo si traduce in ottime opportunità di guadagno per le aziende che sono capaci di cavalcare la crescita dei consumi.

“Alcuni di questi stati, tra l’altro, possono beneficiare della vicinanza con la Cina che sta cercando di ricostruire una vasta area commerciale sulla falsariga di quella che era la Via sella seta”, spiega Alec Lucas, analista azionario di Morningstar. “La mancanza di una vera concorrenza per la società della zona porta alla creazione di monopoli o oligopoli in diversi segmenti di mercato che, a loro volta, nei bilanci si trasformano in alti ritorni sul capitale investito”.

E i rischi? L’opinione che si raccoglie fra gli operatori è che siano amplificati rispetto alla realtà dei fatti. “I gestori ci dicono che i media occidentali tendono a dare una visione parziale di quello accade in quei paesi”, dice Lucas. “Un esempio è il Pakistan. Il suo sistema politico può essere instabile, ma i manager delle aziende locali, molti dei quali hanno studiato nelle migliori università sanno come muoversi in un ambiente del genere. I momenti di tensione sociopolitica possono essere utilizzati dagli investitori più attenti per acquistare azioni di buone società a prezzi convenienti”.

Occhio alle urne
Del resto, guardando al futuro, gli sviluppi più importanti sembrano essere di natura politica, anche alla luce di alcune elezioni. “L’Argentina è il primo paese da citare”, dice il report di T. Rowe Price. “Se il successore di Cristina Kirchner dovesse aprire i mercati del capitale, ci aspettiamo flussi di investimenti in arrivo. Di recente abbiamo anche assistito a elezioni pacifiche in Nigeria, con il passaggio di potere all'opposizione. Il nuovo leader deve ancora annunciare i componenti del Governo, ma sta effettuando uno screening rigoroso dei candidati per evitare qualsiasi segnale di coinvolgimento in casi di corruzione. Questo è un segnale molto positivo: riteniamo che ci sarà ulteriore chiarezza verso la fine dell'estate”.

Un altro Paese da osservare è lo Sri Lanka, che ha da poco sciolto il Parlamento per andare a nuove elezioni in agosto. “Il risultato più probabile è un Governo di unità nazionale per una durata di tre anni, che sarà più inclusivo, coinvolgendo maggiormente nella società i Tamil e i musulmani”, dice il paper. “Negli ultimi cinque anni, gli investimenti verso lo Sri Lanka sono arrivati principalmente dalla Cina, ma questo Governo cercherà di attrarre capitali da paesi come India, Regno Unito e Stati Uniti”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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