Nike vola, ma serve prudenza

I buoni risultati realizzati nel quarto trimestre hanno fatto balzare il titolo del gruppo americano oltre i 110 dollari. Gli analisti di Morningstar credono nella crescita futura dell’azienda, ma giudicano troppo elevate le attuali quotazioni del mercato.  

Francesco Lavecchia 29/06/2015 | 15:07
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Corsa da record per Nike. I dati dell’ultimo trimestre hanno fatto salire il titolo del gruppo americano sopra quota 110 dollari registrando il massimo storico. Gli analisti di Morningstar ipotizzano nei prossimi mesi di alzare il fair value dagli attuali 82 dollari, anche senza modificare il giudizio sulle azioni della società statunitense (rating pari a due stelle).

“I numeri riportati dall’azienda sono molto positivi, specie se si considera che il termine di paragone è l’anno del mondiale di calcio e che siamo in presenza di fattori macro sfavorevoli come l’apprezzamento del dollaro e il rallentamento dell’economia dei paesi emergenti”, dice Paul Swinand analista azionario di Morningstar. “A nostro avviso, però, il mercato incorpora nella sua valutazione un miglioramento troppo alto della redditività”.

Più forte del caro-dollaro
Nel quarto trimestre il fatturato è salito del 5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+13% a tassi di cambio costanti) e l’utile netto per azione (EPS) ha registrato un aumento del 26% a 0,98 dollari. I conti hanno beneficiato dell’espansione del gross margin (+60 punti base, grazie all’aumento dei prezzi di vendita), che ha raggiunto quota 46,2% e della minor incidenza dei costi operativi. Tuttavia, la maggior crescita dell’EPS rispetto all’Ebit (salito solo del 6,5%) è spiegata dai guadagni realizzati dalla strategia di hedging del tasso di cambio (pari a 58 milioni di dollari).

Le previsioni degli analisti
“Per i prossimi cinque anni stimiamo un progresso medio dei ricavi del 9% e un’espansione del margine operativo di oltre 200 punti base, dall’attuale 13% al 15,7% nel 2019”, aggiunge Swinand. “Il principale driver della crescita futura del gruppo è rappresentato dai mercati emergenti, che ora contano per un settimo del giro d’affari complessivo. Siamo inoltre molto fiduciosi del positivo impatto che l’accordo commerciale di sponsorship con l’Nba (National Basketball Association) avrà sui ricavi futuri”.

Sul fatturato di Nike, però, aumenta costantemente il peso della categoria abbigliamento sportivo (pari a circa un quarto del turnover e in crescita del 20% rispetto allo scorso anno). Questo, secondo l’analista, espone ancora di più l’azienda al rischio fashion (cioè la possibilità che una collezione non incontri il gusto dei consumatori) e potrebbe potenzialmente aumentare la volatilità delle sue vendite.

 

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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