Usa, i numeri allarmano gli ottimisti

La Borsa americana macina record, ma la situazione macroeconomica è complessa. Gli investitori vogliono indicazioni dalla Fed sui tassi di interesse e aspettano conferme dalla congiuntura. 

Marco Caprotti 27/11/2014 | 10:29
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La raffica di dati arrivati dagli Stati Uniti nelle ultime settimane stampa una foto del paese diviso fra voglia di crescita e paura di una frenata. In questo scenario, tuttavia, gli operatori finanziari vedono il bicchiere mezzo pieno e hanno spinto gli indici di Wall Street a ritoccare sempre nuovi record. Il paniere Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 24 novembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 6,7%, portando a +23,4% la performance da inizio anno.

Il quadro macro
La revisione intermedia del Pil del terzo trimestre, ha segnato un aumento del 3,9%, meglio del 3,5% della prima stima e del 3,3% atteso dagli analisti. Calo superiore alle attese per l'indice della Conference Board, termometro della fiducia dei consumatori. L'indicatore a novembre è sceso da 94,5 punti a 88,7 punti, a fronte di attese degli esperti che arrivavano a 96,8 punti. L’indice sull’attività manifatturiera dell’area di Richmond è crollato a quattro punti in novembre dai 20 di ottobre. Il dato (reso noto dalla locale Federal Reserve) è decisamente peggiore delle attese degli analisti (16 punti). A ottobre l’indice delle attività nazionali pubblicato dalla Fed di Chicago è sceso a +0,14 punti dai +0,29 calcolati settembre (le stime erano +0,5).

Il superindice dell’economia americana è salito in novembre dello 0,9% (migliore delle attese). In settembre la crescita era stata dello 0,7%. “Il dato di novembre è in linea con le nostre previsioni di una domanda al consumo buona ma non eccellente nei prossimi mesi. Guardando più in avanti, rimangono dubbi sulla lentezza degli investimenti aziendali e su una crescita rallentata dei redditi". Il Pmi manifatturiero (elaborato da Markit) è sceso in novembre a 54,7 punti da 55,9 in ottobre.

I fari del mercato
Ma l’attenzione degli operatori è tutta per il rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. Il tempo del primo aumento del costo del denaro negli Stati Uniti “sta arrivando, ma non è ancora arrivato”, ha detto durante un'intervista all'emittente televisiva Cnbc, Jeme Powell, membro del Board della Federal Reserve, spiegando che il primo giro di vite ci sarà nel 2015, probabilmente attorno a metà anno, come per altro sostiene la maggior parte degli analisti. Parlando invece dell'economia americana nel suo complesso, Powell ha spiegato di non vedere bolle e ha detto di essere cautamente ottimista sulle prospettive, nonostante il rischio derivato da una crescita debole a livello globale.

Nel brevissimo periodo i fari sono sulla giornata di venerdì, il Black Friday (il giorno dopo la festa del Ringraziamento) che segna l’avvio ufficiale della stagione degli acquisti natalizi e che, come d’abitudine, darà il polso della voglia di spendere delle famiglie americane. Come consuetudine sarà una giornata di fortissimi sconti e di assalti ai negozi. Qualcosa però sta cambiando. Come racconta il Financial Times, questa volta i retailer, nel tentativo di accaparrarsi una fetta più ampia di clienti, inizieranno prima con le offerte e avranno un occhio di riguardo per gli acquisti online. Secondo la National Retail Federation, maggiore associazione di settore, negli Stati Uniti le vendite di novembre e dicembre saliranno del 4,1% a 617 miliardi di dollari, il massimo in tre anni. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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