Piccole con buoni muscoli

Le small cap, dicono gli operatori, possono essere adatte anche a una fase di rallentamento globale. Ma non bisogna attendersi rendimenti stellari. Prudenza e pazienza restano le parole d'ordine. 

Marco Caprotti 12/11/2014 | 14:26
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Meglio non mollare le small cap. Nonostante l’andamento delle ultime settimane e la volatilità che sta caratterizzando i mercati (che spesso spinge alla prudenza su questo settore) spiegano gli operatori, il segmento dell’equity dedicato alle piccole e medie imprese non ha ancora espresso le sue potenzialità. Senza contare, aggiungono, le opportunità che dà in termini di diversificazione del portafoglio.

Calma e pazienza
“E’ vero che la situazione di volatilità dei mercati ha reso le small cap un comparto rischioso per gli investitori”, spiega Todd Wenning, analista azionario di Morningstar. “Allo stesso tempo, però, si stanno creando opportunità per chi ha una visione di lungo periodo. In generale, quando si ha a che fare con questi titoli un approccio fatto di prudenza e pazienza è quello che, di solito dà i risultati migliori”.

Farsi prendere dalla fretta in un momento in cui le prospettive di crescita globale sono (nella migliore delle ipotesi) incerte non è mai una buona idea, soprattutto quando si ha che fare con aziende che dipendono molto dallo stato di salute della congiuntura delle aree in cui vivono. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, la prudenza è suggerita dalla fine delle iniezioni di liquidità all’economia Usa decisa dalla Federal Reserve.  La Banca centrale ritiene che la situazione macro si sia stabilizzata, ma ci vorrà un po’ di tempo prima che la congiuntura viaggi a pieno regime. Nel caso del Vecchio continente, gli economisti della Bce nell’ultimo Bollettino hanno ridotto marginalmente la stima di crescita per l'Eurozona per quest'anno, portandola dall'1,1% all’1%, mentre sono rimaste invariate le stime per il 2015 e il 2016, rispettivamente all'1,5% e l'1,7%.

Stare vicino a casa
“Quando la crescita mondiale sembra debole, meglio restare vicino a casa”, spiega uno studio firmato da Jonathan Coleman, responsabile per Janus degli investimenti nelle small cap. “Le small cap potrebbero essere meno colpite da un rallentamento mondiale rispetto alle grandi aziende. Prendiamo l’esempio degli Stati Uniti: mediamente le Pmi Usa realizzano il 18% dei loro profitti dall’attività internazionale rispetto al 40% della big cap. In generale, per le small cap la situazione è migliorata nel corso del 2014”.

Cautela e calma restano, tuttavia, i mantra da ripetere quando si ha a che fare con questa asset class. “Non ci aspettiamo gli alti livelli di rendimento che si sono visti nel 2013”, continua Coleman. “Il periodo delle grandi corse è finito e per vedere le quotazioni salire ci vorranno dei risultati di bilancio adeguati. Detto questo, se la situazione a livello congiunturale nelle diverse aree si dovesse stabilizzare, le small cap potrebbero trasformarsi in una importante fonte di rendimento in un momento in cui i guadagni sono scarsi”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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