Quel rendimento perso per sempre

Secondo un’analisi Morningstar sui migliori fondi venduti in Italia, gli investitori hanno lasciato per strada oltre il 2% della performance perché hanno sbagliato l’ingresso e l’uscita dai prodotti del risparmio gestito.

Francesco Paganelli 19/03/2014 | 10:07
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E’ difficile avere il giusto tempismo quando si tratta di investimenti. Anche per chi sceglie i fondi. Una mano a risolvere questo problema può arrivare dalla finanza comportamentale, un campo di studio che mette in dubbio la razionalità degli investitori e cerca di trovare le soluzioni.

In questo caso bisogna partire dal presupposto della presenza, all’interno dei mercati, di un’inconsistenza temporale: nel breve termine le valutazioni (i prezzi) delle attività finanziarie sono distorte e fortemente influenzate da fattori psicologici; ma nel lungo termine gli asset sono in grado di esprimere il proprio valore intrinseco. Se questo è vero, la conseguenza è che oggi esistano molte opportunità, cioè situazioni nelle quali il prezzo diverge dal valore. Nel mondo dei fondi questi effetti si osservano soprattutto attraverso lo studio dei flussi monetari. Gli investitori, preda delle cosiddette “trappole mentali” rincorrono i rendimenti dei fondi, perdendoli per strada.

Buoni fondi usati male
Abbiamo effettuato un'analisi per dimostrare questa tendenza. Abbiamo selezionato un campione di 219 fondi, cioè tutti quelli vendibili in Italia con Morningstar Analyst Rating positivo (pari almeno a Bronze), di cui sono disponibili i dati sull'investor return (una misura del rendimento ottenuto dall’investitore medio in un determinato arco temporale, ottenuta pesando i risultati per i flussi monetari in entrata e in uscita). Per questo insieme, abbiamo sottratto l'investor return al dato sul total return di ciascun fondo per vedere quanto è ampio questo divario, prendendo in considerazione un orizzonte temporale di cinque anni. L'idea è che buoni fondi siano spesso utilizzati male e che provare ad anticipare il mercato risulti controproducente.

Rendimento perduto
Si osservano dati abbastanza chiari: in media, il fattore temporale ha fatto in modo che il 2,23% del rendimento realizzato dai fondi nei precedenti cinque anni sia andato perduto. Solo per due fondi (meno dell'1% del campione) gli investitori hanno realizzato, grazie al proprio tempismo, oltre dieci punti percentuali in più di ciò che è stato realizzato dal fondo.

Nel 66% dei fondi analizzati gli investitori hanno perso per strada i rendimenti realizzati dal gestore. Nel restante 34%, il tempismo degli investitori è stato buono. Ma mentre in media gli investitori hanno perso il 4,76% annualizzato, chi si è comportato bene ha guadagnato in media soltanto il 2,63%. In altre parole, per il primo gruppo di fondi, con una strategia "buy-and-hold" (compra e tieni), 1000 euro investiti cinque anni fa avrebbero fruttato oggi in media 261 euro in più.

I fondi nei quali gli investitori hanno mostrato un tempismo particolarmente sfortunato sono prevalentemente appartenenti alle categorie degli azionari paesi emergenti, caratterizzati da forte volatilità. Ad esempio, troviamo gli Azionari Russia, Brasile, America Latina, Globali Paesi Emergenti.

Nella tabella qui sotto riportiamo la frequenza (numero di fondi) per ciascun intervallo di differenziale di rendimento (total return meno investor return; dati a fine febbraio espressi nella valuta del singolo fondo).

 

Le regole di “buon senso”
ll tempismo degli investitori è spesso determinato da valutazioni di breve termine, mentre in questi casi si tratta di prodotti adatti a persone pazienti. In quest’ottica, trovare le opportunità di investimento richiede di affidarsi all'analisi dei fondamentali del mercato, delle aziende e dei settori economici. Come dice Warren Buffet, amministratore delegato di Berkshire Hathaway  e uno degli investitori più famosi del mondo: “Il prezzo è ciò che paghi, il valore è ciò che ottieni”.

D'altra parte, alcune strategie cercano di trarre vantaggio dall’irrazionalità degli investitori, come la strategia contrarian (comprare o vendere quando il resto del mercato fa l’opposto). Per gli investitori non professionali la soluzione è in alcune regole di buonsenso: diversificare il proprio portafoglio e avere una corrispondenza tra obiettivi personali, propensione al rischio, orizzonte temporale ed effettiva allocazione del portafoglio.

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Francesco Paganelli

Francesco Paganelli  è Fund Analyst di Morningstar in Italia

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