Toyota vuole andar via di casa

Le fluttuazioni dello yen pesano sulla stabilità dei conti e la casa automobilistica giapponese pensa alla delocalizzazione della produzione. Il titolo resta sottovalutato dal mercato.

Francesco Lavecchia 18/02/2014 | 10:38
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Toyota vuole costruirsi un futuro fuori dal Giappone per emanciparsi dalla dipendenza dalla valuta nazionale. Per ogni yen guadagnato, nel cambio contro il dollaro Usa, la casa automobilistica giapponese registra forti perdite in termini di utile operativo calcolato in valuta locale. Un effetto doppio rispetto a quello sopportato, seppur in misura minore, dal suo competitor Honda, a dimostrazione di quanto questa variabile incida sulle fluttuazioni del titolo in Borsa.

Guai se lo yen scende sotto quota 80
Il 77% delle vendite dell’azienda si realizza fuori dai confini nazionali, mentre il 60% della produzione continua a essere concentrata all’interno. Il management ha intenzione di delocalizzare gran parte delle operazioni, anche se continua a promettere di voler continuare a produrre in Giappone almeno tre milioni di autovetture. Questo impegno, però, sembra difficile da mantenere se lo yen dovesse sensibilmente apprezzarsi. Il rapporto yen/dollaro che garantisce l’equilibrio dei conti della casa automobilistica è pari a 85 (85 yen per 1 dollaro Usa), mentre se questo scendesse sotto quota 80 l’azienda sarebbe costretta a rivedere i suoi livelli di produzione in Giappone. La maggior delocalizzazione, inoltre, si sposa con l’esigenza di responsabilizzare maggiormente le singole sedi locali. Il management ha infatti costituito dei team di qualità in ogni regione in modo da venire incontro alle esigenze dei consumatori di ogni mercato.

Obiettivo efficienza
La seconda sfida di Toyota riguarda il guadagno di efficienza operativa. La nuova architettura studiata dal management mira a sviluppare veicoli che utilizzino grandi quantità di parti comuni. L’obiettivo iniziale è quello di semplificare l’ingegneria e aumentare l’efficienza operativa del 30%, mentre nel lungo termine le autovetture dovrebbero condividere circa il 70% delle componenti. Le risorse risparmiate potranno quindi essere reinvestite dall'azienda in tecnologia e design.

“Questa strategia presenta però anche un lato negativo. In caso di difetti di fabbricazione, Toyota sarebbe costretta a richiamare in fabbrica un elevato numero di autovetture, e questo potrebbe danneggiare l’immagine dell’azienda”, dice David Whistone, analista azionario di Morningstar. “Ciononostante pensiamo che questo cambiamento sia necessario per tenere il passo con le altre grandi case automobilistiche e per fronteggiare il problema del sovradimensionamento del settore”.

Nei prossimi cinque anni ci aspettiamo una crescita del fatturato a un ritmo del 7% annuo, mentre il margine operativo dovrebbe migliorare sensibilmente rispetto agli scorsi anni mantenendosi attorno al 9,5%. Queste previsioni supportano la nostra stima del prezzo obiettivo pari a 140 dollari che vale all’ADR americana (American Depositary Receipt) un rating di quattro stelle.

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Toyota Motor Corp ADR226,71 USD0,60Rating

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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