Pensioni, verso la “controriforma”

Il governo pensa a un restyling della Legge Fornero, approvata alla fine del 2011. Tra i punti principali gli esodati, la flessibilità e la staffetta generazionale.

Valerio Baselli 12/07/2013 | 15:44
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La verità è che la riforma targata Elsa Fornero è stata un boccone amaro. Mandato giù con fatica in un momento delicatissimo per il nostro paese e mai digerito fino in fondo. La revisione del sistema pensionistico approvata a dicembre 2011 nel pacchetto “Salva Italia”, poche settimane dopo la nascita del governo Monti, ha fatto storcere il naso a più di un osservatore e ha suscitato le critiche di gran parte della popolazione. Ecco perché ora il governo guidato da Enrico Letta pensa seriamente a un ritocco, seppur senza smantellarne l’impianto, da definire probabilmente dopo l’estate.

È stato lo stesso ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, a confermare che l’esecutivo sta lavorando in questo senso, e che le modifiche potrebbero essere introdotte già nella prossima legge di stabilità, prevista per settembre. I cambiamenti principali dovrebbero essere sostanzialmente tre: problema degli esodati, pensione anticipata con penalizzazione e introduzione della staffetta generazionale. Ma andiamo con ordine.

Il popolo degli esodati
Uno dei punti più controversi, e fin qui ancora irrisolti, della riforma Fornero ha riguardato il problema degli esodati. Di cosa si tratta? Gli esodati sono tutti quei lavoratori che, prossimi alla pensione, hanno deciso di lasciare il lavoro dietro corresponsione da parte della propria azienda di una buona uscita, firmando il licenziamento o accettando di essere messi in mobilità. Una soluzione piuttosto diffusa nell'imprenditoria italiana, specialmente in periodi di crisi.  Tuttavia, alla luce delle nuove disposizioni in merito all'età pensionabile introdotte dall’ormai ex ministro, questi lavoratori si sono ritrovati in una specie di limbo, disoccupati senza però la possibilità di ricevere l'assegno mensile guadagnato con anni di contributi versati regolarmente.

Su questa nuova categoria di lavoratori c’è stata una vera e propria guerra delle cifre. Dopo una prima stima di circa 65 mila unità, il governo Monti ha riveduto i numeri al rialzo, arrivando a ipotizzare che gli esodati possano essere addirittura 350 mila (cifra che tiene conto anche dei cosiddetti esodandi, ovvero quelli che rischiano di trovarsi in tale situazione nei mesi a venire). Secondo i dati dell’Istat, comunque, gli esodati ad oggi sarebbero circa 130 mila.

La sfida che attende il governo sarà di trovare la copertura finanziaria per rafforzare il Fondo dei salvaguardati, che potrebbe essere lo strumento utilizzato al fine di regolarizzare la posizione degli esodati. Tra le varie ipotesi, si è anche parlato di nuove norme fiscali sui giochi pubblici (superenalotto, gratta&vinci, lotto, sisal, ecc.).

Più flessibilità
Esistono già proposte che sono in attesa di essere discusse. Ad esempio il disegno di legge Damiano-Baretta (entrambi del Partito Democratico), che prevede un meccanismo flessibile di uscite con penalizzazioni per i pensionamenti tra i 62 e i 65 anni e mini-bonus per quelli tra i 67 anni e i 70. In pratica, la proposta prevede che chi ha 62 anni e 35 di contributi versati può andare in pensione con una penalizzazione dell’8% (mentre con la riforma Fornero l’età pensionabile è 67 anni per tutti). Inoltre, il ddl prevede anche per chi ha 41 anni di contributi la possibilità di andare in pensione a qualsiasi età senza penalizzazioni.

La staffetta generazionale
Infine, per cercare di arginare il problema della disoccupazione giovanile, il governo sta pensando di introdurre la staffetta generazionale, ovvero un meccanismo che prevede il part-time per i lavoratori prossimi alla pensione, così da integrare i rimanenti contributi Inps e favorire l’ingresso nel mondo lavorativo ai giovani. 

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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