Questa Cina sembra un'opportunità

La prima economia emergente ha rallentato rispetto a qualche anno fa e mostra qualche problema. Ma, dicono gli operatori, una crescita del 7-8% è comunque un buon trampolino per l'equity che grazie alle ultime discese è tornato ad avere valori interessanti. 

Marco Caprotti 10/07/2013 | 15:09
Facebook Twitter LinkedIn

Non è il caso di scappare dalla Cina. Secondo molti operatori, le difficoltà che sta attraversando la prima economia emergente del mondo, la stanno trasformando in una buona opportunità di acquisto.

A scatenare una delle ultime corpose prese di beneficio è stata l’improvvisa stretta registrata sul mercato del debito interbancario a breve che ha visto i tassi balzare a livello record con il repo (il costo a cui le banche si prestano il denaro fra di loro) a sette giorni salito in sole 24 ore di 3,8 punti percentuali a oltre il 12%. I tassi sono poi scesi sensibilmente ma rimangono sopra il 6%, un livello che mette in seria difficoltà soprattutto gli istituti bancari medi e piccoli che dipendono in larga parte dal debito interbancario. Secondo gli esperti, il fenomeno è frutto di una precisa strategia varata dal governo di Pechino per mettere un freno al mercato del credito - soprattutto di quello al settore immobiliare - ma i cui rischi potrebbero essere stati sottovalutati. La Banca centrale ha prontamente fatto sapere di voler continuare ad attuare una prudente politica monetaria intervenendo quando sarà necessario e ha promesso di aumentare la liquidità e mantenere una stabile e moderata crescita dell’offerta di credito. L’istituto centrale mira a mantenere la stabilità e la continuità delle politiche macro-economiche, per sostenere la ristrutturazione economica e la protezione contro i rischi finanziari.

Le ombre macro
Anche il quadro macro mostra più di un’ombra. Le principali banche straniere sono caute circa le prospettive di medio termine della Cina. Goldman Sachs si è aggiunta alla lista degli istituti che hanno tagliato di recente le loro stime sul Pil (Prodotto interno lordo) cinese alla luce del peggioramento del quadro finanziario interno al paese. La banca americana vede ora una crescita del 7,4% nel 2013 (da 7,7%) e del 7,8% nel 2014, in ribasso di 0,6 punti percentuali rispetto alle stime precedenti. Il Purchasing Manager Index (Pmi) della Cina, intanto, secondo i dati pubblicati dall’agenzia Nuova Cina è rallentato a giugno, scendendo a 50,1 rispetto a 50,8 di maggio. Benché in linea con le aspettative del mercato, il dato, che viene considerato come un indicatore affidabile dell’andamento della produzione industriale, è il più basso degli ultimi quattro mesi. In particolare, secondo gli analisti, la flessione dei nuovi ordini (scesi da 51,8 di maggio a 50,4 di giugno) indica un ulteriore rallentamento del ritmo di crescita dell’economia cinese.

“E’ vero che la situazione congiunturale non è più quella di qualche anno fa. Tuttavia una crescita del 7-8% dovrebbe comunque fornire la spinta necessaria a un aumento degli utili aziendali e a una ripresa dell’equity”, spiega Cherry Reynard, analista di Morningstar. “Gli operatori con cui abbiamo parlato semmai, sono preoccupati per altri elementi come la forte ingerenza dello stato nell’economia e nella finanza che porta, dicono, a pianificare gli investimenti in maniera poco efficace”.

Le opportunità
Il premier cinese Li Keqiang, intanto, ha affermato recentemente che il governo avrebbe fatto affidamento su meccanismi di mercato piuttosto che su incentivi per sostenere la crescita, lasciando la porta aperta ad una crescita del Pil per quest’anno che potrebbe non superare l’obiettivo ufficiale del 7,5%. “Durante un nostro viaggio in Cina, abbiamo appreso che il governo aveva istituito una serie di task force per analizzare specifiche aree economiche al fine di presentare alcune proposte di riforma alla terza assemblea plenaria del congresso del partito, in programma ad ottobre”, spiega uno studio firmato da Fabrice Jacob, gestore di Lfp Jkc China Value (La Francaise/JK Capital management). Tali aree includono finanza, politica fiscale, vendita di terreni, costi della produzione, riduzione della burocrazia, restringimento del divario di reddito. Dato l’inesorabile rallentamento dell’economia, queste riforme vengono sempre più anticipate. Nonostante tutto, secondo il gestore ci sono anche alcuni aspetti positivi da segnalare: “Una ripresa negli investimenti di beni immobili, nella vendita di terreni, nelle vendite di oro e gioielli (principalmente viste come acquisti opportunistici a seguito del recente calo del prezzo dell’oro) e un risveglio dell’attività edilizia.Le scorte di immobili disponibili, inoltre, sono diminuite rispetto ai dati di inizio anno”.

Secondo gli operatori, inoltre, esistono dei motivi storici per cui, anche adesso, gli investitori non possono permettersi di ignorare la Cina. “E’ stata la più grande e importante economia degli ultimi 3mila anni. E sebbene Europa e Stati Uniti l’abbiano temporaneamente sopravanzata sta tornando a essere dominante”, spiega un report firmato da Didier Rabattu, gestore del fondo LO Funds Emerging Consumer di Lombard Odier. “Nel portafoglio del nostro fondo abbiamo recentemente aumento l’esposizione sul paese partendo dall’evidenza che le azioni stanno tornando ad avere valutazioni interessanti. Tra le società che al momento guardiamo con interesse c’è China Resources Enterprise, aggiunta in aprile, leader tra i produttori cinesi di birra. Ha una quota di mercato del 22% e una joint venture ventennale con Sab Miller. Questo mercato è ancora agli albori se paragonato agli Usa e riteniamo che vi sia ampio margine di crescita”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures