Europa senza benzina

Il rally del Vecchio continente, dicono gli operatori, sta per finire. La regione non si è disintegrata, ma restano il problema della crescita e quello delle riforme. 

Marco Caprotti 21/02/2013 | 12:03
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Chi viaggia seguendo le Borse europee è meglio che non sganci la cintura di sicurezza. Il consiglio arriva dagli operatori secondo cui la strada al rialzo seguita dalle piazze del Vecchio continente nell’ultimo anno (Msci Europe +11%) potrebbe interrompersi bruscamente per lasciare spazio a correzioni e periodi di volatilità.

Un campanello di allarme lo ha suonato il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, quando, nel discorso al Parlamento europeo, ha confermato le previsioni di leggera ripresa per l’economia della regione nel 2013, ribadendo però che ci sono rischi verso il basso rispetto alle previsioni dell’istituto. “Draghi non ha accennato a operazioni sui tassi, ma ciò non esclude dal ventaglio delle possibilità un ulteriore taglio nei prossimi mesi, qualora tali rischi verso il basso dovessero materializzarsi” spiega uno studio di Banca Intermobiliare (Bim) secondo cui, anche da un punto di vista degli indicatori tecnici, vi sono le condizioni per una correzione che, aggiunge, probabilmente sarebbe anche salutare per ridare vigore al movimento al rialzo. “Il rally si fermerà perché fino ad ora è stato alimentato dal sollievo per aver evitato il dissolvimento della regione”, spiega un report di Franklin Templeton Investments. “Perché la corsa continui bisogna che ci siano previsioni ottimistiche per quanto riguarda gli utili aziendali”.  

Il quadro macro
Le ultime informazioni macro, intanto, mostrano un quadro difficile. Il dato generale dell’area euro sulla produzione industriale di dicembre si è attestato a +0,7% rispetto al mese precedente, stessa variazione che si era vista, ma con il segno opposto, a novembre. Anno su anno l’output del settore secondario rimane negativo (-2,4%), ma comunque in miglioramento rispetto al mese precedente (-4%). A livello di singoli paesi il maggior contributo positivo è arrivato dalla Germania (+0,8%). In recupero anche l’Italia (+0,4%) mentre resta ferma la Francia. Il primo dato sul Pil (Prodotto interno lordo) del quarto trimestre, intanto, ha deluso le attese praticamente in tutti i maggiori paesi europei. In relazione all’intera area euro la contrazione è stata dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti, contro attese di -0,4%, mentre anno su anno il dato si è attestato a -0,9% dal precedente -0,6%.

Secondo gli ultimi dati dell’Ocse, nel quarto trimestre del 2012, l’Unione europea ha accusato un forte ribasso (-0,5%). Soprattutto, in Germania (-0,6%), che ha sperimentato la sua prima flessione della congiuntura dall'inizio del 2009. Segno negativo anche in Gran Bretagna e Francia (-0,3% per entrambi), dopo gli spunti positivi registrati nel terzo trimestre (rispettivamente +0,9% e +0,1%). Male l’Italia, che ha allungato la serie negativa a sei trimestri consecutivi e che ha accusato la più ampia contrazione (-0,9%) dai primi tre mesi del 2009. “In generale i dati negativi sul Pil gettano un’ombra negativa sulla ripresa nell’anno in corso, che secondo alcuni indicatori di sentiment sarebbe prevista già a partire dal primo quarter”, dice lo studio di Bim. “In realtà, come segnalato da Draghi, i rischi verso il basso sono ben presenti sia nei paesi core sia, e soprattutto, nei paesi più deboli (come l’Italia)”.

Pronti alla frenata
Un’eventualità che alcuni operatori prendono molto sul serio. “Il consenso prevede una frenata dello -0,1% per la regione, il che ci pare troppo ottimista”, spiega una nota di Carmignac Gestion. “La Germania ha chiuso il 2012 su una nota di debolezza, risentendo del rallentamento della domanda globale, mentre Spagna e Italia sono ancorate ad una grave recessione. Nei prossimi mesi, la Francia dovrebbe rendersi duramente conto degli effetti negativi prodotti dal massiccio rialzo dell’imposta sul capitale sia sugli investimenti privati che sui consumi delle famiglie agiate”. L’unico elemento positivo per la crescita, cui si fa riferimento di tanto in tanto, riguarda l’ottima accessibilità al credito, resa possibile dal forte ribasso dei tassi di interesse registrato dal mese di luglio. “Occorre tuttavia che le imprese desiderino investire”, sottolineano da Carmignac. “La fragilità economica europea viene accentuata dall’apprezzamento dell’euro contro quasi tutte le altre valute che contribuisce a soffocare l’economia europea. Questa realtà spingerà prima o poi la Bce a prendere iniziative più energiche per evitare all’area di essere la prima vittima delle politiche di svalutazione competitiva promosse dai principali partner dell’universo sviluppato, qualora dovessero perdurare”. Ci sono poi le grandi questioni ancora in sospeso. “Su molte riforme strutturali, come una maggiore coordinazione fiscale e la supervisione bancaria, bisogna trovare un accordo che permetta di svilupparle”, spiegano da Franklin Templeton. “Il mercato continuerà a tenere sotto pressione i politici”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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