La diversificazione riguarda anche le valute

La volatilità delle monete spinge i gestori a non coprirsi dal rischio di cambio.

Valerio Baselli 28/10/2009 | 09:45
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Avere l’intero patrimonio esposto ad una sola moneta non è una buona idea. Non a caso, la maggior parte dei comparti, azionari e non, attivi fuori dall’Eurozona non si copre dal rischio di cambio. Infatti, secondo i dati di Morningstar, solo il 5% circa di questo tipo di fondi vendibili in Italia offre anche copertura dal rischio di cambio. I gestori, di norma, comprano i titoli (azionari o a reddito fisso) direttamente sulle Borse straniere usando valuta del posto e questo è quanto. Come risultato i rendimenti del comparto sono completamente esposti ai movimenti dei cambi tra valute. Questo, però, non è necessariamente un male per gli investitori. Infatti, in questo modo, essi ottengono anche una diversificazione tra valute oltre che tra titoli.

Insomma, il principio base è semp

re lo stesso: don’t put all your eggs in one basket, ovvero non mettere tutte le uova nello stesso paniere. Rischiano di rompersi tutte insieme. Il mercato monetario non presenta una volatilità molto più elevata di altri, però viene percepito dagli investitori molto rischioso e complesso. Per questo gli operatori retail se ne sono sempre tenuti alla larga. In realtà le monete dovrebbero essere considerate come qualsiasi altra asset class. “Le diverse valute offrono opportunità interessanti anche per gli investitori privati”, afferma Heather Dale, analista del Financial Times, sul sito morningstar.com. “Bisogna però costruirsi una posizione che possa diversificare il rischio”.

In realtà, pur non investendo direttamente in valute, molti operatori sono già esposti al rischio di cambio e negli Stati Uniti questo contesto è ancora più marcato. Infatti, “anche quei pochi fondi comuni che coprivano la propria esposizione valutaria interamente nel dollaro stanno cambiando strategia”, si legge in una nota Morningstar. La ragione principale è che i gestori Usa per primi stanno perdendo la fiducia nella forza del biglietto verde. In Europa non c’è il problema della moneta debole, ma la anche qui la copertura è poco usata.

Giusto la settimana scorsa il cambio euro-dollaro ha sfiorato quota 1,5. Per contrastare questo trend le banche centrali di Corea del Sud, Hong Kong, Taiwan, Thailandia e Filippine hanno effettuato qualche giorno fa ingenti acquisti di valuta Usa. L’operazione, però, non sembra aver avuto l’effetto desiderato. “Certo è troppo presto per concludere che i fondi comuni d’investimento in generale abbiano abbandonato ogni forma di copertura”, prosegue la nota firmata Gregg Wolper, ma è comunque da tenere in considerazione che il valore delle monete cambia ogni giorno in base a fattori di difficile previsione e, a volte, anche di complessa spiegazione.

In Italia, proprio a causa dell’euro forte sul dollaro, gli investitori che hanno un’esposizione sul mercato azionario americano non coperta si sono visti dimezzare i rendimenti. “In effetti, le fluttazione delle valute può avere un impatto molto forte sui rendimenti”, affermano da SG Asset Management. In questo periodo “l’evoluzione del cambio euro/dollaro ha svantaggiato gli investitori europei, ma l’eventuale copertura valutaria ha compensato la maggior parte delle perdite”.

Molti operatori, comunque, sostengono che le differenze tra rendimenti e volatilità si annullano nel lungo periodo. Sempre secondo SGAM il rischio di cambio a breve termine necessita di una copertura se gli investitori sono preoccupati per un’eventuale debolezza valutaria nel futuro prossimo. I movimenti delle valute, infatti, sono prevedibili nel breve e la copertura può compensare gli effetti negativi delle fluttuazioni. “Coprirsi nel lungo termine potrebbe non essere altrettanto utile. Infatti, nel lungo periodo, il valore delle azioni più che compensa la perdita valutaria”

In ogni caso, insistono da SGAM, la copertura del cambio è sicuramente un’opzione interessante per l’investitore retail e non ha alcun impatto sulle commissioni di gestione. L’unico costo implicito per ottenere la copertura è pari al differenziale dei tassi dei due Paesi.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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