Bond, cresce il rischio bancarotta

Le obbligazioni sono ancora una protezione, ma diventano sempre più pericolose.

Marco Caprotti 08/07/2009 | 10:53
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Il mercato obbligazionario inizia a scottare. A lanciare l’allarme sono gli analisti secondo cui, all’aumento dell’interesse da parte degli investitori, è coincisa una crescita dei casi di bancarotta. Nell’ultimo mese (fino all’8 luglio e calcolato in euro) l’indice Citi del settore è cresciuto del 2,9%. Ma solo a giugno, secondo l’agenzia di rating sui bond Standard&Poor’s 18 società non sono state in grado di onorare i loro debiti portando il tasso di default (cioè i fallimenti) al 9,16%. Nello stesso mese del 2008 il dato era del 2%.

Uno dei nomi più conosciuti che ha dovuto portare i libri in tribunale è sicuramente quello di General Motors (negli Stati Uniti, nella fattispecie si ricorre al cosiddetto Chapter 11), anche se sono decine le società in tutto il mondo che si sono

trovate nella stessa situazione. Secondo le previsioni di S&P, entro la fine dell’anno il tasso di default salirà al 14%. Ma, aggiunge l’agenzia di rating, se le condizioni economiche dovessero deteriorarsi ulteriormente, potrebbe arrivare al 18,5%.

Se questa tendenza dovesse continuare sarebbe molto rischioso per gli investitori. Il mercato obbligazionario nei momenti di recessione offre maggiori opportunità di protezione rispetto all’equity. E, anche in queste settimane, sta dimostrando di saper tener fede a questa sua caratteristica. I bond investment grade da gennaio sono saliti del 12%, mentre gli high yield sono cresciuti del 22,3%. Ma se il numero dei fallimenti aumentasse molti investitori si troverebbero in mano carta che non vale niente, perché le società che l’hanno emessa non sarebbero più in grado di far fronte ai propri obblighi. Senza contare che, in caso di bancarotta, i possessori di bond di solito finiscono in fondo alla lista dei creditori. Secondo la società di ricerca CreditSights fra i settori più rischiosi, a livello mondiale, ci sono le linee aeree e gli operatori dei media.

Nel frattempo le società, per finanziarsi, continuano a ricorrere allo strumento del debito senza curarsi del fatto che, spesso, stanno mettendo sul mercato delle obbligazioni spazzatura. Secondo uno studio di Dealogic, negli ultimi tre mesi sono stati emessi junk bond per un totale di 38 miliardi di dollari. Si tratta dell’ammontare maggiore dal secondo trimestre del 2007 quando la cifra era stata di 52 miliardi di dollari. “Si tratta di un andamento fenomenale, anche per un periodo di crisi in cui gli investitori cercano protezione”, spiega uno studio di Dealogic. “Una parte della spiegazione è tecnica. A primavera è tornata un po’ di fiducia e gli investitori che hanno messo soldi nell’equity hanno diversificato anche con i bond. Questo ha costretto i gestori a far lavorare quel denaro. Il posto più semplice dove investirli sono state le nuove emissioni”. C’è poi da considerare la scomparsa dei prodotti strutturati che hanno portato alla crisi degli ultimi due anni. Questo ha spinto alcuni operatori con un discreto appetito per il rischio a lanciarsi su strumenti pericolosi ma che, se la scommessa è giusta, garantiscono i rendimenti migliori.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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