In luce la Borsa brasiliana

Il calo delle preoccupazioni legate all’aumento dei tassi americani e le alte quotazioni delle materie prime spingono i listini sud-americani. Il Bovespa guadagna il 7,4% in un mese, senza risentire degli scandali politici.

Michela Muscio, 28/04/2006 | 11:40
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Il mese di aprile si chiude all’insegna di un bilancio positivo per l’area emergente sudamericana, con l’indice Msci Emerging Markets Latin America in rialzo del 2,5% nell’ultimo mese. Dopo la pausa di marzo, la piazza brasiliana torna in terreno positivo (+7,4%), realizzando la miglior performance dell’area. Segno più anche per il listino messicano, in progresso del 7% e della Borsa argentina che ha messo a segno un +5,7%.

Il miglioramento del mix di politica fiscale e monetaria e le esportazioni record, insieme alle alte quotazioni delle materie prime, hanno sostenuto il Bovespa brasiliano. Nemmeno lo scandalo politico che ha travolto l’ex ministro delle finanze Antonio Palocci, sostituito dall’economista Guido Mantega, è riuscito a frenare il rally dell’indice.

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Come largamente atteso dal mercato, la Banca centrale brasiliana, che ha fissato un obiettivo di crescita economica del 3,5% nel 2006, ha ridotto, per la settima volta da settembre 2005, il costo del denaro di 75 punti base, portandolo a 15,75%. I primi risultati di stabilità economica cominciano a intravedersi, sul fronte della crescita industriale ad esempio, ma il brusco rallentamento dell’inflazione di metà aprile lascia intendere che vi saranno altri tagli nei prossimi mesi, anche se la Banca centrale ha dichiarato che non saranno probabilmente così consistenti.

La manovra di politica economica ha avuto effetti sul real, la valuta brasiliana, che si è indebolita, anche se rimane su elevati livelli che non si vedevano da cinque anni. Dall’altra parte il costo del denaro, tra i più elevati al mondo, insieme alle esportazioni record che hanno portato nel mercato valutario domestico ingenti quantità di dollari, ha rafforzato la moneta brasiliana. Le esportazioni ha spinto anche il peso argentino e, per rendere più competitivi i prodotti all’estero e di conseguenza indebolire il valore della moneta locale, la banca centrale di Buenos Aires interviene frequentemente sul mercati valutario.

Ad attirare i capitali esteri nell’area emergente ed incoraggiare i mercati finanziari ha influito la convinzione della possibile pausa del ciclo rialzista dei tassi americani, confermata ieri dalle dichiarazioni del Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke. I timori del rialzo dei tassi statunitensi è stato però sostituito dalla preoccupazione per l’aumento del costo del denaro in Cina che ha messo sotto pressione il sentiment dei mercati locali, visto che le esportazioni di molte società sudamericane sono dirette verso i Paesi asiatici.

Ha giocato un ruolo importante nell’area l’aumento delle quotazioni del greggio, che ha superato i 74 dollari al barile a New York, per poi tornare sui 70 dollari. In particolare ne hanno beneficiato Messico e Venezuela, tra i maggiori esportatori di oro nero al mondo, dopo l’Arabia Saudita. Sul listino argentino sono state favorite Tenaris, produttrice di tubi nel settore dell’energia, che pesa per il 27,7% sull’indice, spinta al rialzo anche dall’aumento del target price da parte di Morgan Stanley, e Petrobras Participaciones, unità locale del colosso petrolifero brasiliano.

I gestori di Credit Suisse ritengono che le valutazioni delle società messicane stiano diventando elevate, mentre i rischi associati alle elezioni presidenziali di luglio 2006 sono già stati scontati e potrebbero creare incertezza. Non rappresentano alcun timore invece le elezioni previste per l’autunno in Venezuela, visto che è praticamente certa la riconferma di Chavez.

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