Russia e Polonia rincuorano l’est

Crisi del debito e volatilità minano la fiducia degli investitori, ma le prospettive di alcuni paesi sono buone.

Marco Caprotti 23/08/2012 | 11:39
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L’Europa dell’est dice grazie alla Russia e alla Polonia. È principalmente merito loro, infatti, se gli investitori continuano a guardare con un certo interesse alla parte emergente del Vecchio continente, nonostante la crisi del debito dei vicini più sviluppati. L’indice Msci della regione orientale nell’ultimo mese (fino al 22 agosto e calcolato in euro) ha guadagnato il 2,44%, portando a +14,33% la performance da inizio anno.

Un andamento che sarebbe potuto essere migliore. Ma, come spiega la Banca mondiale nel suo ultimo report dedicato all’area, l’Europa dell’est ha dovuto fare i conti con i tentativi di salvataggio dell’ovest e con una forte volatilità che hanno finito per incidere sulla fiducia degli investitori. Gli operatori, però, non hanno perso di vista quelle zone dove, nonostante tutto, la crescita c’è e promette di esserci anche in futuro.

La Russia va
La Russia (l’economia principale della regione), continua a registrare continui progressi dell’attività industriale che vanno a braccetto con una crescita della fiducia dei consumatori che ha toccato il massimo degli ultimi quattro anni. Secondo i calcoli del Fondo monetario internazionale, il Pil del paese nel 2012 e l’anno prossimo dovrebbe registrare un miglioramento del 4%. Un progresso che l’istituto definisce “superiore al suo potenziale”. Secondo fonti governative, la domanda interna dovrebbe controbilanciare il calo delle esportazioni dalla Russia verso i suoi principali partner commerciali (Cina e Europa) che, per motivi diversi, stanno registrando un rallentamento della crescita congiunturale.

La Polonia resiste
Le cose, anche se con qualche ombra in più, vanno bene anche in Polonia, dove gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio (relativi a maggio) hanno mostrato una crescita vicina all’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Va peggio sul fronte della produzione manifatturiera, dove l’indice è passato dai 48,9 punti di aprile ai 48 di fine maggio. La causa va principalmente ricercata nella crisi che sta investendo Eurolandia. Il paese, tuttavia, può contare su punti di forza che i suoi vicini emergenti non hanno: un più basso debito privato in rapporto al Pil e una maggiore liquidità. Due elementi che, secondo alcuni analisti, mettono il paese in una posizione migliore rispetto, ad esempio, all’Ungheria e alla Repubblica ceca.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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