Il rischio non è il default

Evitare un Etf swap-based per paura che la controparte fallisca non è una buona strategia.

Sara Silano 04/06/2012 | 16:13
Facebook Twitter LinkedIn

Il rischio di controparte, che tanta notorietà ha assunto con la crisi, ha messo in ombra un altro rischio, proprio di tutti gli strumenti finanziari, quello “di investimento”. Il principio base è sempre lo stesso: la probabilità di perdere i soldi. Nessuno in pratica può sfuggire.

Per Scott Burns, direttore della ricerca su Etf, alternativi e fondi chiusi di Morningstar, evitare i replicanti sintetici (che utilizzano i derivati) o quelli che fanno il prestito titoli, per non assumere il rischio di controparte, non è una buona strategia di investimento. E’ necessario essere consapevoli della sua esistenza e della contropartita, ossia la possibilità di avere una replica più fedele.

“Il tracking error, ossia lo scostamento dall’indice di riferimento, è un costo per gli investitori in Exchange traded fund e quindi un rischio”, dice Burns. In particolare, è un rischio proprio dell’investimento, quello di non ottenere indietro almeno quanto si è versato.

Cosa succede in caso di default
Nella mente di molti investitori è radicata la convinzione che si perda tutto se la controparte dello swap di un Etf sintetico fallisce. “Questo non è vero”, dice Burns, “in quanto vi è un collaterale a garanzia”. La direttiva Ucits sugli organismi di investimento collettivo del risparmio, alla quale sono sottoposti gli Etf, in quanto fondi, prevede specifici requisiti per i panieri posti a copertura di un contratto derivato. Per questo motivo, in caso di default il sottoscrittore non perde tutto, ma ottiene il collaterale. Di qui l’importanza di conoscere da cosa è composto. Oggi, gran parte degli emittenti pubblicano questa informazione sul loro sito ed è quindi accessibile a tutti.

Su questo fronte, però, è possibile fare di più, per aiutare gli investitori a comprendere la tipologia di titoli in portafoglio. La valutazione qualitativa è un compito arduo. Strumenti che andavano bene prima del fallimento di Lehman Brothers o della crisi del debito europeo, oggi non vanno più. L’Esma, l’autorità europea di vigilanza sui mercati, dovrebbe pubblicare a breve le linee guida in materia. In fase di consultazione si è molto dibattuto su quanto il collaterale debba essere correlato con l’indice sottostante. Secondo gli analisti di Morningstar, ciò ha il vantaggio di creare un collegamento tra l’andamento del basket e del benchmark. D’altra parte, però, titoli differenti potrebbero assicurare un maggior valore di liquidazione in caso di default. Al di là delle diverse posizioni, è importante che il paniere sia liquido e di qualità.

Inserire il rischio di controparte nella più ampia casistica dei “rischi” è utile per attribuirgli il giusto peso nelle decisioni di investimento, senza farsi condizionare dai sensazionalismi.

Per leggere la ricerca Morningstar sugli Etf sintetici, clicca qui.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures