Il Dragone sbuffa ancora

Nonostante gli esperti parlino di frenata, nel 2012 la Cina conterà da sola per il 20% della crescita mondiale. Nel lungo periodo c’è più incertezza.

Valerio Baselli 15/05/2012 | 09:43
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Il Dragone sbuffa ancora. Nel breve periodo, la crescita della Cina non sembra essere in discussione. Questo è quanto emerso da un recente forum organizzato da BlackRock in cui si sono riuniti 50 gestori e numerosi esperti per discutere sul futuro del Celeste Impero. Dall’incontro, è stato tratto il documento di ricerca Breaking China – Without Breaking the World.

Mentre della ricerca traspare ottimismo circa la traiettoria economica della Cina nel breve periodo, ci si preoccupa circa la capacità del paese di continuare il suo sviluppo su un orizzonte temporale più lungo. Tuttavia, il parere è che la Cina rimarrà competitiva a livello mondiale e smentirà i doomsayers, ovvero i catastrofisti.

“Molti dei nostri esperti sono arrivati al forum con una visione rialzista sulla Cina e ne sono usciti con la stessa convinzione rialzista, anche se forse con meno punti certi”, ha commentato in una nota Ewen Cameron Watt, responsabile strategie d’investimento di BlackRock. “Tuttavia, anche con l'incertezza è comunque possibile creare opportunità di investimento, e con la Cina non è diverso. La nostra discussione ha generato molte idee concrete su come gli investitori possano sfruttare le prospettive di crescita del gigante asiatico e gestire i rischi della sua evoluzione come economia nel corso dei prossimi mesi”.

Vero motore del mondo
Per più di tre decenni, la Cina ha scritto una storia di successo economico e ora è la seconda economia più grande del mondo. Per quest’anno, si prevede che il Dragone sa solo apporterà i due quinti del totale della crescita economica mondiale, più del doppio degli Stati Uniti. Nel primo trimestre 2012, la Cina è cresciuta dell’8,1%. Ma non sono tutte rose e fiori. Secondo l’analisi, la Cina è ora alle prese con la sfida di sostenere la sua crescita notevole, mentre si trova di fronte ad una crisi immobiliare, a una domanda estera in discesa, agli effetti della crescita sfrenata del credito e a un cambio di leadership decisivo.

Le sfide per il futuro: immobiliare, credito e politica
Il report individua alcuni punti chiavi su cui si giocherà il futuro del paese. Innanzitutto, la crisi immobiliare cinese è la più grande minaccia alla crescita economica e alla fiducia. “L’attività di edilizia residenziale in Cina è stata pari a quasi il 10% del Pil nel 2011, rispetto al 6% per  degli Stati Uniti il boom nel 2005”, si legge. È difficile immaginare un nuovo raddoppio nel prossimo decennio. Il rischio non è tanto il crollo nel prezzo delle abitazioni, ma il pericolo che tocca anche altri segmenti dell'economia esposti ad esso. Non a caso, è quasi impossibile trovare un precedente nella storia in cui lo scoppio di una bolla immobiliare non abbia portato a difficoltà finanziarie e quindi economiche.

Altra minaccia a lungo termine è l’esplosione del credito, cresciuto ad un tasso annuo composto del 36% dal 2004 al 2010. Come risultato, il valore totale dei prestiti bancari e obbligazioni ha rapidamente superato Pil. “La vastità e il ritmo di questa crescita del credito sfrenata suggerisce agli investitori esperti ci deve essere qualche problema”, affermano gli analisti BlackRock. Su questo punto, tuttavia, le autorità cinesi sembrano aver intrapreso la giusta strada. Infatti, secondo Hervé Lievore, strategist di AXA Investment Managers, da dicembre 2011 ad oggi, le autorità monetarie hanno tagliato il tasso di riserva obbligatoria di circa 100 basis points, il che ha dato hanno boccata d’ossigeno agli istituti bancari.

Infine, la chiave di volta sembra stare nell’arrivo di nuova leadership che possa prendere dure misure al fine di  progettare uno spostamento verso un’economia dei consumi. I passi necessari per andare in questa direzione includono la liberalizzazione dei tassi di interesse, l’apertura del mercato dei capitali e la costruzione di servizi sociali. “Ma Pechino non è onnipotente, le amministrazioni locali tendono ad andare per la loro strada, e il desiderio di consenso ha spesso portato a paralisi politica. Il pericolo è che la prudenza e la costruzione del consenso possa tradursi in miscele di politiche inappropriate, sostenute per un periodo troppo lungo di tempo, erodendo la fiducia degli investitori e dei consumatori”.

“Sul medio termine, è discutibile la capacità della Cina di sostenere la crescita del Pil al di sopra del 7%”, commenta in una nota Hervé Lievore. “L’evoluzione del risparmio interno in un contesto di graduale liberalizzazione del mercato svolgerà un ruolo fondamentale. Sarà una grande sfida per la nuova leadership cinese che dovrà prendere le redini del potere agli inizi dell’anno prossimo”.         

*Questo articolo è stato pubblicato su Tuttofondi in data 12 maggio 2012

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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