I bond ballano con i rumour

Il mercato delle obbligazioni segue le voci sui piani di salvataggio dell'euro senza valutarne la fattibilità. Occhio agli emergenti.

Marco Caprotti 19/10/2011 | 12:11
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Al mercato sta tornando un po’ di appetito per il rischio. Almeno questo è quello che dicono i bond, di solito considerati un porto sicuro dal quale allontanarsi solo quando la situazione nel comparto azionario sembra più rassicurante. L’indice BarCap dell’obbligazionario nell’ultimo mese (fino al 17 ottobre e calcolato in euro) ha perso lo 0,3% circa, portando a +2,8% la performance da inizio anno.

Resta da vedere quanto questa fiducia nell’equity durerà prima che gli operatori corrano di nuovo verso i bond. “Gli investitori ormai si muovono in base alle voci di possibili piani di salvataggio dell’Europa e delle banche del Vecchio continente senza valutare la reale fattibilità di questi progetti”, spiega uno studio di Dave Sekera, analista di Morningstar. “E’ lecito aspettarsi che i politici dell’area lavorino a delle proposte per fare uscire l’area dalla crisi del credito. Sulla tempistica, invece, abbiamo qualche dubbio viste le difficoltà che si incontrano ogni volta nel mettere d’accordo i diversi stati europei”.

Francia sotto tiro
La cronaca, inoltre, dimostra che un peggioramento della situazione è sempre in agguato. L’agenzia di analisi sul credito Moody’s ha minacciato di mettere il giudizio tripla A della Francia in outlook negativo. In pratica Parigi, tra tre mesi rischia di vedersi tagliato il suo rating di eccellenza, se il piano di salvataggio europeo per le banche e i paesi membri in difficoltà dovesse avere costi troppo alti. Moody’s terrà anche in considerazione gli sforzi della Francia per tenere sotto controllo i suoi conti e aiutare il sistema bancario. Secondo l’agenzia americana, Parigi in questa fase ha meno spazio di manovra che nel 2008 per riequilibrare e cambiare il suo bilancio. La Francia, afferma la società di analisi, nei prossimi mesi dovrà affrontare difficili sfide ed esporsi per aiutare i partner europei in difficoltà. Per evitare un downgrade dovrà “continuare ad implementare le necessarie riforme economiche e di bilancio”. Inoltre il governo francese dovrà mostrare “visibili progressi nel raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che si è data”.

Nonostante i sempre nuovi allarmi che arrivano sull’Europa, gli operatori cercano di buttare acqua sul fuoco. “E’ un po’ come andare nella Casa degli orrori al luna park”, dice Jim Leaviss, responsabile del team obbligazionario di M&G Investiments. “La prima volta ci spaventiamo; la seconda sappiamo già cosa ci aspetta e non abbiamo più paura. La stessa cosa vale per le Borse. Ci siamo già trovati in una situazione di crisi del credito e oggi i politici conoscono le risposte. Sanno che per risolvere la situazione dovranno aiutare le banche e lo faranno”. Anche gli allarmi delle agenzie di rating, secondo Leaviss, lasciano il tempo che trovano. “Le considerazioni dei mercati hanno ormai superato quelle di S&P, Moody’s e Fitch”, spiega il gestore. “Noi ormai leggiamo i loro report per curiosità, ma per le scelte di investimento ci affidiamo ai lavori dei nostri analisti”.

Prossimo fronte: gli emergenti
Per non rimanere un passo indietro agli avvenimenti, gli operatori stanno cercando di individuare il prossimo focolaio di crisi. E sembrano averlo trovato nei mercati emergenti. “Dai paesi emergenti stanno arrivando nuove notizie che indicano come queste aree, famose per essere rimaste le vere locomotive della crescita globale, si stiano avvicinando a una fase di rallentamento”, spiega Sekera di Morningstar. “Nessun mercato emergente è più importante della Cina e siamo sempre più scettici sul fatto che riseca a mantenere tassi di crescita superiori al 10% come quelli visti dal 2001. In particolare, l’allarme suona dalle parti del comparto immobiliare che, fino ad ora, ha rappresentato il singolo asset più importante per la formazione della ricchezza del paese. Le società edilizie, che hanno visto la fuga dalle loro azioni e dai loro bond per paura di uno scoppio della bolla del real estate, potrebbero rappresentare il primo suono della sirena”.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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