Etf, gli italiani non cambiano idea

I replicanti a leva e inversi restano i più scambiati. Nel complesso, il segmento dedicato di Borsa italiana, chiude in crescita il semestre.

Sara Silano 18/07/2011 | 11:28
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La fotografia del mercato italiano degli Etf nel primo semestre sembra essere stata scattata un anno fa, ma se si guardano i dati più in profondità si scopre che il mercato è più grande. Sono cresciuti i volumi e il numero di prodotti (634), pur non essendo cambiati gli strumenti più trattati, che rimangono quelli che permettono di assumere posizioni a leva o inverse sul Ftse/Mib. Inoltre, qualche variazione, seppur minima, è avvenuta nella suddivisione delle negoziazioni per asset class, anche se gli azionari dei paesi sviluppati continuano ad avere la fetta maggiore.

Secondo le statistiche di Borsa Italiana, nel primo semestre i contratti medi giornalieri sono stati 14.556, con un incremento dell’8,12% rispetto a un anno fa, mentre il controvalore medio giornaliero ha superato i 334 milioni (+9,1% su base annua).

A leva e short sull’indice milanese
A giugno, gli strumenti più scambiati sono stati gli Etf che scommettono sul rialzo e il ribasso dell’indice principale della piazza milanese (Lyxor Etf Xbear Ftse Mib e Lyxor Etf Leveraged Ftse Mib), che insieme rappresentano circa il 22% del controvalore totale e il 33% dei contratti complessivi. Un anno fa, le percentuali erano analoghe, nonostante l’Italia non fosse nell’occhio del ciclone per la situazione del debito pubblico, che da sola, quindi, non può spiegare questo primato. Tanto più che questi Etf sono anche i più trattati su base annua. Questi strumenti, dicono gli analisti Morningstar, sono utili in situazioni particolari del mercato: ad esempio nel caso di crollo, quelli inversi offrono una copertura (a breve) a chi è esposto su questo mercato. Sono anche utili per speculare al ribasso. E’ bene, comunque, ricordare che in periodi di alta volatilità possono generare elevate perdite se tenuti per periodi più lunghi di un giorno, essendo strutturati per funzionare nel brevissimo periodo.

Asset in crescita
In termini di contratti, il maggior numero è concentrato in Etf dei paesi sviluppati (56%), seguiti dagli emergenti. Rispetto al 2010, la ripartizione è rimasta sostanzialmente invariata. In termini di controvalore, invece, la percentuale dei developed è scesa dal 61 al 56,5%, a vantaggio soprattutto degli emerging market e degli obbligazionari. Nel complesso, la torta si è allargata: il patrimonio depositato in Monte titoli è aumentato del 28,2% su base annua, toccando i 19,65 miliardi di euro. A questi, vanno aggiunti circa 2,2 miliardi di gestito degli Etc/Etn (strumenti specializzati sulle commodities o su altro sottostante), con un incremento su base annua di quasi il 30%, realizzato, però, in gran parte nel secondo semestre del 2010. A livello di asset class, è salito il numero di contratti per gli Etc sui metalli preziosi (oro e argento soprattutto) e i prodotti agricoli a discapito dell’energia.

Il mercato italiano degli Etf, dunque, prosegue lungo il suo trend di crescita, nonostante le critiche, rivolte soprattutto a quelli sintetici, che, per altro, rimangono tra i più trattati in Italia. Il dato non strupisce, considerato, il buon grado di soddisfazione per questi strumenti emerso in un recente sondaggio tra gli investitori condotto da Morningstar, ed è in linea con il trend dei replicanti a livello globale. Secondo le statistiche di BlackRock, gli asset sono saliti del 10% nel primo semestre a 1,4 mila miliardi di dollari.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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