Le M&A danno benzina all'hi-tech

Basse valutazioni, buoni bilanci e necessità di crescere, spiegano gli analisti, spingeranno le acquisizioni. E le quotazioni in Borsa.

Marco Caprotti 29/06/2011 | 14:34
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Il settore tecnologico si prepara alla riscossa. E a guidare la carica, spiegano gli analisti, saranno le operazioni di fusione e acquisizione. L’indice Msci del comparto nell’ultimo mese (fino al 28 giugno e calcolato in euro), ha perso il 4,5%, portando a -9% la performance da inizio anno.

Una sottovalutazione che, secondo gli operatori, è uno dei motivi alla base della crescita del numero delle M&A viste ultimamente. Secondo i dati di Ernst&Young nel primo trimestre dell’anno il valore delle operazioni portate a termine è stato di 27 miliardi di dollari, con un aumento del 124% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Comprare per migliorare
A dare il passo sono soprattutto le società maggiori che stanno andando a caccia di nuove tecnologie per dare una marcia in più ai prodotti che hanno già in casa dando una spinta in questo modo alla crescita. Fra le operazioni più grandi annunciate nelle settimane scorse va sicuramente inclusa quella con cui Microsoft ha acquistato il provider di servizi telefonici via Internet Skype per 8,5 miliardi di dollari. L’obiettivo per colosso fondato da Bill Gates è quello di integrare nella sua offerta di prodotti anche le possibilità offerte dalla trasmissione video e voce via web. Di rilievo anche l’offerta da 6,5 miliardi di dollari con cui Texas Instruments ha comprato National Semiconductor. In questo modo l’acquirente intende aumentare la sua quota di mercato a livello globale.

Questi sono due esempi americani, ma l’ondata di M&A riguarda il mercato globale. Le società hi-tech più grandi, oltre ad avere i bilanci in ordine, hanno anche attività all’estero da cui ricavano una buona parte dei loro guadagni. Alcune aziende tecnologiche americane, negli ultimi tempi, si sono unite a quelle farmaceutiche per chiedere al governo Usa sgravi fiscali e far ritornare in patria i guadagni realizzati fuori dai confini americani su cui attualmente hanno un’imposizione del 35%. “Se il tentativo non dovesse avere successo, una parte di questi soldi potrebbe essere utilizzati per fare acquisizioni all’estero”, continua lo studio.

Il fenomeno social network
Nel frattempo il mercato ha registrato il debutto di LinkedIn. È stata la prima volta sul listino per una piattaforma di social network (la più famosa insieme a Facebook). La società è arrivata sul mercato azionario mercoledì 18 maggio al prezzo di 45 dollari e già il giorno seguente è stata trattata a 90 dollari (Morningstar, peraltro, preferisce una valutazione più prudente di 27 dollari). Una corsa che ad alcuni operatori ha fatto nascere il sospetto che sul comparto tecnologico possa montare una bolla speculativa come quella cresciuta e scoppiata con effetti devastanti fra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo secolo.

Ma al di là delle valutazioni di Borsa, il tema dei social network sembra essere particolarmente apprezzato dal mercato soprattutto per quanto riguarda l’advertising. LinkedIn, ad esempio, punta alla pubblicità business to business. Un segmento che vale 30 miliardi di dollari. In quest’ottica Specific Media, proprietario di una delle maggiori agenzia per la pubblicità online a livello mondiale, sta per chiudere l’accordo di acquisto della piattaforma Myspace da News Corp. L’offerta sul tavolo è di 35 milioni di dollari, ma l’azienda controllata dal magnate dei media Rupert Murdoch, secondo alcune voci, starebbe parlando con altre società interessate.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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