Recessione finita? Gli Usa tremano ancora

I dati americani non rassicurano gli investitori. La ripresa, spiegano gli analisti, è un processo lento e difficile da percepire nell'immediato.

Marco Caprotti 12/10/2010 | 14:05
Facebook Twitter LinkedIn

Ma siamo sicuri che gli Stati Uniti siano usciti dalla recessione? A dare l’annuncio della fine dell’emergenza era stato, nelle settimane scorse, il National Bureau of Economic Research (NBER) secondo cui la fase di frenata del Pil Usa è ufficialmente finita a giugno del 2009. Una bella notizia, anche, se, guardando ai numeri, molti operatori fanno fatica a crederci.

L’indice Msci Nord America nell’ultimo mese (fino all’8 ottobre e calcolato in euro) ha perso quasi il 3,6%. Anche lo scenario macro e tutt’altro che rassicurante. Gli ultimi numeri sui senza lavoro sono peggiori delle attese degli economisti e dipingono un quadro della disoccupazione a un tasso del 9,6%. Il dato è rimasto sopra il livello di 9,5% per 14 mesi consecutivi sorpassando il periodo compreso fra metà 1982 e metà 1983. Poi ci sono i dati di agosto sul comparto immobiliare che, seppur in crescita rispetto al mese precedente, sono in calo se confrontati con lo stesso periodo del 2009.

Nel frattempo gli analisti stanno riducendo le stime sugli utili previsti per il 2011. L’unica notizia confortante è arrivata dall’indice Ism dei servizi che, a settembre, è salito a 53,2, rispetto al 51,5 di agosto (ogni risultato sopra 50 indica espansione economica).

Cosa si intende per “recessione finita”
 “Innanzitutto bisogna capire cosa si intende quando si parla di fine della recessione”, spiega uno studio di Robert Johnson, analista di Morningstar. “Quando l’NBER utilizza questa espressione vuole dire che si è raggiunto il punto più basso della frenata e che le cose non possono andare peggio. Questo, però, non vuole dire che la situazione è tornata normale improvvisamente”.

Resta il fatto che, da giugno, è passato quasi un anno e i mercati hanno ancora la sensazione che le cose non stiano girando per il verso giusto. “La ripresa è un po’ più lenta di quello che gli investitori e la gente comune si aspettavano”, continua Johnson. “Bisogna però mettere le cose in prospettiva. Molte voci della congiuntura stanno migliorando molto più velocemente rispetto alle recessioni del 1990 e del 2001. Chi lavora nell’immobiliare, tuttavia, si sta preoccupando, così come i giovani che continuano a vedere un alto tasso di preoccupazione”.

Anche l’equity va letto in prospettiva
Lo stesso discorso si può fare per quanto riguarda la Borsa. “Il mercato azionario Usa ha avuto una buona ripresa e oggi ha recuperato il 70% rispetto ai minimi del 2008”, dice ancora il report. “Tuttavia è ancora lontano dai suoi massimi, per cui chi vive di trading o ha i risparmi investiti in fondi azionari ha la sensazione che le cose vadano a rilento”.

La situazione, insomma, sembra quella descritta dalla Federal Reserve che, a inizio ottobre, aveva parlato di una crescita, seppur moderata, della congiuntura. Su tutto questo aleggia la previsione fatta a fine settembre dal professore Nouriel Roubini (famoso per aver parlato della crisi dei subprime in tempi non sospetti), secondo cui gli Stati Uniti si stanno avviando verso un’altra recessione che potrebbe avere effetti negativi sia sull’Europa che sulla Cina.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures