La tecnologia sembra non essersi accorta della buriana che nelle settimane scorse ha attraversato i mercati. L’indice Msci del comparto a livello mondiale nell’ultimo mese (fino al 12 maggio e calcolato in euro) ha guadagnato più del 4%, portando a +15,8% la performance da inizio anno.
“La tenuta del comparto si spiega analizzando diversi fattori”, recita uno studio firmato da Edwin Ranwan, analista della società di consulenza Atlantis Investment Research (AIR). “Il primo è formato dai segnali di ripresa che, a partire dall’anno scorso, si sono registrati sui mercati mondiali che hanno spinto molte aziende a investire nel miglioramento dei sistemi informatici dopo un periodo di stallo. Ci sono poi stati i dati, anche se contradditori, sulla ripresa dei consumi delle famiglie. Inoltre, è stato uno dei pochi settori in cui si sono viste operazioni di fusione e acquisizione. Pur se non tutte di grandi dimensioni, hanno dato la sensazione che l’hi-tech fosse in buona salute. Tutto questo, ha spinto gli operatori ha mettersi un po’ di tecnologia in portafoglio”.
Proprio sul fronte delle fusioni c’è da registrare la mossa della tedesca Sap. I nuovi amministratori delegati della società di software Bill McDermott e Jim Hagemann Snabe, poco dopo essersi seduti sulle loro poltrone hanno mandato un’offerta da 5,8 miliardi di dollari all’americana Sybase. Se la mossa avesse successo il gruppo europeo, secondo gli analisti, lancerebbe una sfida diretta alla Oracle nel settore dei prodotti per le transazioni wireless via Internet.
Un altro elemento che piace agli investitori sono i dati di bilancio. “Ovunque si guardi in giro per il mondo, nella maggior parte dei casi si vedono buoni risultati o promesse di crescita degli utili”, continua lo studio di AIR. In Inghilterra, il gruppo telefonico BT ha annunciato che nel quarto trimestre l’utile lordo è salito a 1,53 miliardi di sterline (1,8 miliardi di euro) rispetto agli 1,32 miliardi dello stesso periodo dell’esercizio precedente. Merito, soprattutto della politica di taglio dei costi intrapresa dall’amministratore delegato, Ian Livingston, che ha promesso, per i prossimi tre anni, un aumento costante dei profitti. Sempre restando in Europa e nel comparto tlc, la spagnola telefonica ha comunicato un utile netto di 1,6 miliardi di euro nel primo trimestre, in crescita del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In questo caso, gli azionisti devono ringraziare la strategia di crescita in America latina portata avanti dal presidente Cesar Alierta che, nei giorni scorsi, ha spinto il gruppo iberico a lanciare un’offerta da 5,7 miliardi per acquistare la quota che Portugal Telecom ha in Brasicel (una joint venture che controlla Vivo, il primo operatore di telefonia mobile del Brasile).
Negli Stati Uniti, Cisco ha annunciato che nel trimestre in corso avrà un fatturato di 10,7 miliardi di dollari, appena superiore alle attese degli analisti. Va aggiunto però, che alcune proiezioni parlavano di 11 miliardi. Resta il fatto che nei tre mesi chiusi a fine aprile, il gruppo guidato da John Chambers ha visto arrivare l’utile netto a 2,19 miliardi, in crescita del 63% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Chi investe in titoli tecnologici, intanto, si frega le mani anche se guarda in Asia. In Giappone, Tokyo Electron (semiconduttori), ha già avvisato il mercato che quest’anno tornerà a riempire la colonna dei profitti, grazie a una ripresa della domanda di chip. Discorso simile per Sony, che per l’anno ha pronosticato un utile netto di 50 miliardi di yen di oltre 420 milioni di euro. Se la cifra di per sé non è iperbolica, bisogna anche considerare che sarebbe il primo anno nero di bilancio dopo tre anni.
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