Chi può fermare il rally?

L'indebitamento degli stati, Usa compresi, è un pericolo per la ripresa della Borse.

Marco Caprotti 18/03/2010 | 14:09
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Se i mercati stanno correndo un rally, meglio stare attenti a un possibile guasto al motore. L’avvertimento arriva dagli analisti, preoccupati che una rottura possa far perdere alle Borse la spinta che ha permesso all’indice Msci World di guadagnare da inizio anno (fino al 17 marzo e calcolato in euro) il 7,5%, da sommare al +23% segnato nel 2009.

Molti sono convinti che la macchina possa grippare a causa dello scoppio della bolla dell’immobiliare commerciale americano, che potrebbe innescare una crisi a livello mondiale così come è successo nel 2007 con i subprime. Nei prossimi quattro anni, infatti, più di 1.400 miliardi di dollari in prestiti arriveranno a scadenza. Per allora, il valore di metà degli immobili potrebbe essere inferiore a quanto dovuto dal debitore rendendo difficile, se non impossibile, restituire il prestito. A febbraio, però, un nuovo pericolo è emerso: il debito degli Stati. La Grecia è andata a un passo dal default e gli analisti hanno coniato l’acronimo Pigs per indicare gli altri Paesi il cui deficit potrebbe diventare un problema per la crescita mondiale: Portogallo, Irlanda e Spagna.

Alcuni operatori iniziano a guardare con preoccupazione anche gli Stati Uniti. “Ogni esperto finanziario sa che il debito federale degli Usa ormai è divento insostenibile”, spiega uno studio di Bruce Bartlett, ex economista del Dipartimento americano del Tesoro e fondatore di una società di consulenza che porta il suo nome. “La metà dei bond statunitensi in circolazione oggi è in mani straniere che possono condizionare la politica fiscale ed economica del Paese”. La maggior parte di questa carta è della Cina che, secondo uno studio del capo economista del MIT Simon Johnson, ha in cassaforte l’equivalente di 1.000 miliardi di dollari. “La cifra tuttavia non è certa”, precisa Johnson nel suo report. “Non è un mistero che Pechino acquisti Tbond anche attraverso una serie di intermediari sulle piazze finanziarie internazionali per evitare controlli”. Il risultato, secondo Bartlett, è che Pechino in questo momento è il maggiore azionista degli Stati Uniti. “Qualunque cosa decidano di fare con i Treasury, potrebbe quindi avere effetti inimmaginabili sugli Usa”.

Allargando l’orizzonte geografico al resto del mondo, bisogna sottolineare che molti Paesi hanno speso molto per stabilizzare i rispettivi comparti bancari e per dare uno stimolo all’economia. “Tutti questi sforzi hanno evitato un collasso, ma hanno appesantito la situazione dei diversi Paesi”, spiega uno studio di Jeremy Glaser, analista di Morningstar. “Gli investitori che hanno in mano i bond governativi di questi stati ora iniziano a diventare un po’ nervosi pensando a quello che potrebbe succedere quando la carta arriverà a scadenza”.

Nel Vecchio continente, i leader di Eurolandia hanno cercato di rassicurare gli animi dicendo che i Paesi con una solida situazione finanziaria avrebbero aiutato quelli più deboli. Una promessa però che sta scricchiolando in questi giorni. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha affermato davanti al suo parlamento che un sostegno immediato alla Grecia “non è una buona risposta ma occorre affrontare il problema alla radice. Intervenire rapidamente per solidarietà non è una buona risposta”.

Dal punto di vista operativo, intanto, continua a prevalere l’ottimismo. “Nonostante alcuni intoppi, gli investitori sono convinti che la comunità internazionale correrà in aiuto dei governi in crisi finanziaria”, dice Glaser. Se la crescita economica dovesse continuare, il suggerimento di Morningstar per chi non vuole rischiare troppo è di guardare al comparto tecnologico, tenendo comunque conto che i prezzi, in molti casi, stanno raggiungendo il target price. “Il comparto, in ogni caso, è una buona soluzione per chi ha obiettivi di lungo termine”, dice lo studio. Le valutazioni migliori in questo momento si trovano nelle telecomunicazioni che, nelle ultime settimane sono state messe da parte dagli investitori. Interessante anche il pharma, alla luce di quello che potrebbe venire fuori dall’iter di approvazione della riforma sanitaria americana.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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