I gestori preferiscono l’Asia

Il quadro economico è più positivo dell’occidente. Previsioni contrastanti per il dollaro.

Sara Silano 12/11/2009 | 15:39
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Tra ottobre 2007 e marzo 2009, i mercati mondiali hanno bruciato 29 mila miliardi di dollari, pari a circa il 50% del Prodotto interno lordo mondiale. In primavera è cominciato un forte rally, che, però, in ottobre, ha subito una nuova battuta d’arresto. Ora i gestori guardano con cauto ottimismo al mercato azionario, in attesa di conferme dall’economia e dal fronte degli utili aziendali.

Pausa per l’Europa
Nel Vecchio continente, la fase di ribasso ha penalizzato i settori che avevano corso di più durante il rally cominciato a marzo, ossia i bancari, le aziende più indebitate e i ciclici (questi ultimi scontavano una ripresa dei consumi più rapida). Il settore delle materie prime, invece, ha continuato a benefic

iare della domanda dei mercati in via di sviluppo. Nonostante ad ottobre l’indice Msci Europe abbia perso oltre il 2%, i gestori confermano le previsioni espresse a settembre. Il 50% si attende un apprezzamento degli indici azionari e il 40% è convinto che non si discosteranno dagli attuali livelli.

A Wall Street non bastano le trimestrali
Negli Stati Uniti, il Prodotto interno lordo è cresciuto del 3,5% nel terzo trimestre, ma dietro questo dato si nasconde un quadro economico ancora debole, con la disoccupazione salita al 10,2% e le vendite al dettaglio in calo. Un contesto che non favorisce la ripresa dei consumi. Dal punto di vista dei conti aziendali, la maggior parte delle imprese ha battuto le aspettative, ma la ragione principale è il taglio dei costi. Il fatturato, infatti, indica che la crescita è ancora debole. A novembre, i gestori si sono mostrati un po’ più ottimisti sull’andamento di Wall Street, con il 45% convinto che salirà contro il 35% di ottobre. Tuttavia, sono raddoppiati i pessimisti (20%).

Tokyo, deflazione cronica
Ad ottobre, l’indice Msci Giappone ha perso il 3,4% (in euro), risentendo più dei mercati mondiali della fine del rally cominciato a marzo. E’ sempre più evidente che i problemi strutturali del Paese non si potranno risolvere in tempi brevi. Il Sol Levante deve fare i conti con l’invecchiamento della popolazione, la diminuzione dei risparmi delle famiglie e la deflazione. In questo contesto, l’elevato indebitamento può rappresentare un nodo critico, qualora dovessero aumentare i tassi. La Borsa di Tokyo rimane quella con il più alto numero di gestori pessimisti (25%). Gli ottimisti, invece, sono il 40%.

Asia ancora il pole position
Le Borse dell’Asia-Pacifico hanno perso meno di quelle europee e statunitensi nell’ultimo mese (-1,28%) e rimangono le preferite dai gestori. Il 65% degli intervistati si aspetta un apprezzamento perché la situazione economica dei Paesi asiatici è migliore di quella occidentale e il loro ruolo nel panorama internazionale è in crescita. Alcuni, però, mettono in guardia sulle valutazioni dei titoli, in quanto molto delle migliori prospettive future dovrebbe già essere inglobato nei prezzi.

Titoli di Stato poco attraenti
I gestori prevedono che i tassi di interesse rimangano bassi per molto tempo, ad eccezione delle scadenze lunghe. La ripresa è ancora debole e l’inflazione non rappresenta un problema. Di conseguenza, la maggior parte dei fund manager si attende una stabilità dei prezzi nei prossimi sei mesi e guarda ad altri strumenti del mercato obbligazionario come le emissioni societarie (investment grade e high yield) e quelle emergenti.

Il dollaro non riparte
Il 35% dei gestori prevede che il rapporto di cambio tra il biglietto verde e l’euro rimanga attorno agli attuali livelli, contro il 30% che si attende un apprezzamento della divisa comunitaria e un’analoga percentuale che considera possibile la rivalutazione del dollaro. La moneta americana sta perdendo lentamente lo status di riserva internazionale, tuttavia in termini di parità di potere di acquisto l’euro risulta sopravvalutato.

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 4 e l’11 novembre, 20 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa l’85% degli asset gestiti in Italia. Si tratta di Aletti Gestielle, Allianz Global Investors Italia, Anima Sgr, Banca Finnat-New Millenium sicav, Banca Ifigest, Banca Profilo, Bnp Paribas Am Sgr, Eurizon Capital, Fideuram Investimenti, Henderson Global Investors, Ing Asset Management BV-Milano, Investitori Sgr, M&G Investments, Pioneer Im, Prima Sgr, Prometeia Advisor Sim, Soprarno Sgr, Swiss&Global AM Sgr, Threadneedle, Vontobel.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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