La corsa dell’Asia continua. L’indice Msci della regione (Giappone escluso), nell’ultimo mese (fino al 28 ottobre e calcolato in euro) ha guadagnato più del 2%. Nello stesso periodo, il paniere principale World è cresciuto dello 0,55%.
La performance della regione, tuttavia, non è storia delle ultime quattro settimane. Il rimbalzo, infatti, dura dal secondo trimestre di quest’anno. Merito, spiegano gli analisti, delle aggressive politiche monetarie e fiscali messe in campo dai Paesi dell’area che sono stati in grado di compensare il calo della domanda. Una migliore gestione dei magazzini, invece, è riuscita a rispondere alla discesa della produzione industriale.
I grandi numeri mostrati dall’Asia, come al solito, sono etichettati
made in China. Bank of Communication, la quarta banca del Paese del Drago, ha comunicato che nel terzo trimestre ha avuto un utile netto di 7,32 miliardi di yuan (quasi 1 miliardo di euro). Una crescita dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, appena al di sotto delle attese degli analisti. Merito, sostanzialmente della ripresa dell’economia che, nel trimestre di riferimento, ha avuto un’espansione vicina al 9% che ha portato con se una maggiore richiesta (e concessione) di crediti alle imprese. Per gli stessi motivi la rivale China Construction Bank ha avuto un utile per oltre 30 miliardi di yuan riuscendo, in questo caso, a superare le attese degli operatori.
Il buono stato di forma del Paese asiatico è stato confermato da China Investmment Corporation. Il fondo sovrano del Regno di mezzo ha comunicato di avere a disposizione l’equivalente di 110 miliardi di dollari per fare investimenti all’estero. Soprattutto per entrare nel capitale di società legate alle materie prime. Un modo sicuro per proteggersi contro l’aumento dell’inflazione che una crescita accelerata rischia di portarsi dietro.
Il punto, adesso, è capire se la crescita dell’intero continente asiatico potrà continuare e con quali ritmi. “I diversi Paesi della regione si trovano a che fare con una debole domanda interna e una contrazione delle esportazioni”, spiega uno studio di RGE. “Due elementi che le politiche di emergenza messe in campo dagli stati dell’area non potranno compensare ancora a lungo”.
Secondo i dati della società di analisi, la regione asiatica nel 2009 crescerà del 4,9% nel 2009 e del 6,6% nel 2010. “L’anno prossimo l’effetto delle politiche fiscali ed economiche tenderà a scemare”, continua lo studio. “A quel punto il futuro della regione dipenderà dall’andamento delle esportazioni verso le economie più sviluppate e dal livello dell’appetito per il rischio degli investitori”.
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