2006 tra integrazioni e innovazioni

I fondi sono nei portafogli di una famiglia italiana su due, ma piacciono soprattutto se esteri. L’industria del risparmio prosegue la sua trasformazione, nel nome dell’internazionalizzazione e del risiko bancario. Ma rimane la questione spinosa della tassazione. Nuovi prodotti e previdenza complementare saranno il cavallo di battaglia nel 2007.

Sara Silano 29/12/2006 | 12:03
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Una famiglia italiana su due possiede quote di fondi comuni. Il dato, che emerge dall’ultima indagine di Assogestioni su un campione di 8,5 milioni di individui, è in difetto perché riferito ai soli prodotti domestici, che hanno subito pesanti riscatti negli ultimi anni, in quanto la raccolta si è diretta verso gli esteri e i roundtrip (domiciliati all’estero, ma promossi da intermediari italiani). Ma è il segnale che i fondi continuano ad essere uno strumento per la gestione del risparmio familiare, soprattutto nel nord dove risiede quasi la metà dei sottoscrittori.

Nel 2006, i fondi italiani hanno registrato deflussi netti per 44,7 miliardi di euro (a novembre), mentre gli esteri, relativamente a quelli che riportano mensilmente i dati ad Assogestioni, hanno raccolto quasi 13 mi

liardi e i roundtrip 9 miliardi. Rispetto all’anno scorso, si è aggravato il bilancio dei prodotti domestici (-14 miliardi nel 2005) ed è continuata la crescita di quote di mercato delle case di investimento straniere.

In tale contesto, è proseguito il processo di trasformazione dell’industria italiana del risparmio gestito, che è stato in parte influenzato dai processi di integrazione nel settore bancario. Il matrimonio tra Intesa e Sanpaolo porterà allo scioglimento della joint venture tra l’istituto guidato da Bazoli e il socio francese Crédit Agricole, che aveva determinato la nascita di Caam Sgr, per adempiere alle richieste dell’autorità di vigilanza sulla concorrenza. Le nozze tra le due banche avranno riflessi anche su Eurizon Financial group, il nuovo polo assicurativo e del risparmio del gruppo torinese, che controlla EurizonVita (ex Aip), Eurizon Capital (ex Sanpaolo asset management) e Banca Fideuram.

Il consolidamento non interessa solo i big. Anima Sgr, che l’anno scorso ha debuttato in Borsa, ha siglato un accordo per acquistare i fondi di Dws Investments Italy, per un patrimonio gestito complessivo di oltre sette miliardi. Intanto, a Piazza affari cresce il numero di società del settore quotate. L’ultima è stata Banca Generali, che ha iniziato le contrattazioni a metà novembre, guadagnando circa il 20% rispetto al prezzo di offerta. Tra gli esteri che operano in Italia, la principale integrazione è quella di Merrill Lynch con BlackRock, che ha dato vita al più grande asset manager quotato, con masse per oltre mille miliardi di dollari.

Risiko bancario ed esigenza di acquisire dimensioni internazionali imporranno nuove aggregazioni nel 2007 (si pensi, per rimanere in Italia, ai matrimoni nel mondo delle Popolari). In Europa, nell’ultimo anno sono avvenute 40 operazioni di integrazione tra gli asset manager, contro le 36 del 2005 per un controvalore di oltre 350 miliardi di euro. L’espansione oltre i confini domestici è il cavallo di battaglia di Pioneer Investments (gruppo Unicredit), che ha acquisito in primavera Vanderbilt, società americana specializzata nei mandati di gestione a reddito fisso e nei prodotti di finanza strutturata per investitori istituzionali, e ha annunciato che continuerà a crescere.

Insieme a “consolidamento”, l’altra parola del 2006 è stata “innovazione”. Nel Vecchio continente sono stati lanciati 590 nuovi fondi, prevalentemente a ritorno assoluto, flessibili e garantiti, che hanno catalizzato circa il 40% della raccolta. L’Italia non ha fatto eccezione. Le società di gestione hanno sfruttato le nuove opportunità derivanti dalla direttiva Ucits III, recepita attraverso il Regolamento di Banca d’Italia dell’aprile 2005, che ha ampliato l’universo di investimento e aumentato la flessibilità di gestione.

Il risultato è una progressiva convergenza tra fondi comuni tradizionali, hedge fund e prodotti strutturati. Nel linguaggio dell’industria sono entrati termini come “portable Alfa” (strategia che consiste nell’estrapolare l’extra-rendimento generato dal fund manager, isolandolo dal Beta, ossia il rischio sistemico del mercato, attraverso derivati) e “fondi multi-asset”, caratterizzati da un mix di classi di attivi, comprese quelle alternative. Sul mercato italiano hanno debuttato i garantiti, che, a differenza degli strumenti a capitale protetto, si impegnano a restituire a scadenza le somme versate, oltre a un eventuale guadagno legato all’andamento dei mercati.

Sul fronte normativo, altre novità arriveranno dalla direttiva Mifid sui servizi di investimento e i mercati finanziari, che dovrà essere recepita entro il 31 gennaio 2007. Ma la riforma più importante riguarda il trattamento di fine rapporto (Tfr), che il decreto legge del 13 novembre ha anticipato di un anno. I lavoratori dovranno scegliere entro il 30 giugno se destinare il Tfr maturando alle forme pensionistiche integrative o lasciarlo presso il datore di lavoro, che lo trasferirà, se l’azienda ha più di 50 dipendenti, a un apposito fondo gestito dall’Inps.

Esiste un’altra riforma che l’industria del risparmio attende da tempo per essere competitiva in Europa, quella della tassazione. Recentemente è stato presentato in Parlamento un disegno di legge, che prevede l’incremento dell’aliquota sulle rendite finanziarie dal 12,5 al 20%, ma è necessario che tale cambiamento sia accompagnato dall’abolizione dell’imposizione sul maturato che grava sui fondi italiani e li penalizza rispetto agli esteri. Senza l’eliminazione di questa disparità, l’offerta domestica è destinata a rimanere dentro i confini nazionali, proprio mentre il mercato va nella direzione opposta.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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