Stop agli acquisti in Giappone

Ottimismo confermato sulla ripresa del Paese del Sol Levante, ma con il Nikkei in forte rialzo da inizio anno, non è più il momento di aumentare l’esposizione sul paese. Sì all’Asia e all’Europa dell’Est, dove però la situazione critica impone cautela.

Maria Grazia Briganti 29/10/2003 | 17:16
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Giappone ancora in primo piano: il miglioramento dei profitti delle imprese, un processo di ristrutturazione in atto sul fronte finanziario, la politica antideflazionistica più incisiva e le migliorate valutazioni della BoJ sullo stato di salute del paese, tracciano un quadro complessivamente incoraggiante della situazione economica della seconda potenza del mondo.

Giudizio condiviso dalla maggior parte dei gestori europei, secondo cui l’economia del Sol Levante ha voltato pagina e l’interesse verso il paese non ha valenze puramente speculative. Tuttavia, il Nikkei, che ha corso molto da inizio anno (+25%) e nell’ultimo mese è rimasto sostanzialmente stabile, non ha per il momento grandi potenzialità di guadagno.

I gestori interpellati da Morningstar tra il 15 e il 23 ottobre ’03, infatti, sono convinti che le prossime elezioni di Koizumi saranno di stimolo al processo di riforma e che il mercato nipponico sovraperformerà l’Msci World nel 2004, tuttavia non ritengono profittevole aumentare la loro esposizione sulla piazza giapponese. Solo il 26% dei fund manager accrescerà la quota del Giappone in portafoglio, contro il 63% che manterrà stabile l’attuale peso e l’11% che al contrario lo ridurrà.

In generale, il sentiment dei gestori resta fortemente positivo su tutti i mercati asiatici, che si confermeranno i best performer anche nel 2004 secondo il 61% degli intervistati (era il 42% a settembre), mentre per il 29% il peggior mercato sarà ancora il Regno Unito.

Ma i gestori restano scettici anche sull’Europa continentale, che per il 27% sarà tra i mercati più deludenti del 2004, percentuale in linea con le previsioni che riguardano l’America, favorita solo dal 9% dei fund manager, contro il 22% che nei prossimi 12 mesi non punterà sugli States.

Un’ombra sull’economia russa

Capitolo a parte l’Europa Emergente, i cui consensi risultano elevati ma offuscati dal deterioramento della situazione russa. Il recente arresto di Mikhail Khodorkovsky, che apre una profonda frattura tra il mondo politico e quello degli affari, fa temere un deflusso di capitali russi verso l’estero, e un disincentivo a eventuali investimenti stranieri nel paese.

In entrambi i casi si tratta di una linfa necessaria a Putin per portare avanti il suo ambizioso programma di rilancio economico. Le premesse interne, che hanno portato il Moscow Times, il principale indice della Borsa russa a raggiungere i massimi storici non più di due settimane fa, ci sono tutte: il paese e la ricchezza personale stanno crescendo a livelli elevati, con una forte spinta ai consumi e alla creazione di nuovi settori di attività, mentre dal punto di vista finanziario il mercato russo tratta a multipli relativamente bassi e il rischio politico è contenuto.

Industriali al top, non convincono le utilities

Sui settori i pareri dei gestori europei si dividono: essi rivedono al ribasso le previsioni sulle telecom e al rialzo quelle relative al settore finanziario, considerato il favorito dal 15% degli intervistati. Stabile invece il sentiment sul farmaceutico, la tecnologia, l’energia e i materiali industriali, quest’ultimo ancora il comparto che performerà meglio secondo il 21% degli intervistati.

Concordano, invece, le previsioni per le utilities, il settore che darà minori rendimenti nel 2004 secondo il 45% dei gestori.



Hanno partecipato al sondaggio questo mese 61 società di gestione europee, le più grandi per asset under management, che gestiscono in media 67 miliardi di euro e hanno in batteria 86 fondi. L’indagine, svolta dalle sedi locali di Morningstar in Italia, Austria, Benelux, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera, illustra i trend dell’industria del risparmio gestito nel Vecchio Continente e le attese sull’andamento dei mercati nei successivi 12 mesi. Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, Banca Fideuram, Bnl Gestioni, Fineco AM, Nextra IM, Pioneer Global AM e Sanpaolo Imi.

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Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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