Secondo le stime preliminari di Eurostat, i prezzi al consumo nell’eurozona sono aumentati del 2,2% su base annua ad aprile, lo stesso livello di marzo e al di sopra delle aspettative.
Ma l’inflazione core, che esclude le componenti volatili come i costi energetici e alimentari, è aumentata del 2,7% su base annua in aprile, rispetto al 2,4% di marzo, sorprendendo al rialzo.
“L’inflazione europea è rimasta piatta al 2,2% in aprile, al di sopra delle previsioni, ma ancora quasi in linea con il livello target della Banca Centrale Europea”, afferma Michael Field, chief equity market strategist per l’Europa di Morningstar. Ma “qualsiasi livello di comfort è precario” a causa del rischio di dazi statunitensi.
“In modo deludente, l’inflazione di fondo è salita al 2,7%, dopo essere scesa a febbraio e marzo. Questo ci allontana dal livello obiettivo del 2% fissato dalla BCE”, afferma Field.
Inflazione dei servizi in aumento, prezzi dell’energia in calo
Secondo le stime di Eurostat, i servizi hanno registrato l’aumento annuale più elevato in aprile (+3,9% su base annua), superiore al dato di marzo del 3,5%. L’inflazione di alimentari, alcol e tabacco è aumentata del 3%, rispetto al 2,9% di marzo, mentre i beni industriali non energetici sono rimasti stabili allo 0,6% e l’energia ha rallentato al 3,5%, rispetto al rallentamento dell’1% del mese precedente.
Riccardo Marcelli Fabiani, economista senior di Oxford Economics, afferma che il periodo pasquale ha fatto salire l’inflazione dei servizi. “Questo, insieme all’aumento degli alimentari hanno compensato l’inflazione energetica che è scesa in territorio negativo”, aggiunge.
Secondo Marcelli Fabiani, l’aumento dell’inflazione core “non dovrebbe destare preoccupazione a causa della natura temporanea del rialzo dei prezzi dei servizi e delle prospettive che diventano meno inflazionistiche”. Il calo dei prezzi del petrolio e il rafforzamento dell’euro influiranno positivamente sull’inflazione energetica e porteranno a input produttivi e importazioni più convenienti. Inoltre, l’economista aggiunge che la diminuzione della domanda peserà sull’inflazione core e accelererà l’allentamento della crescita salariale.
Su base mensile, l’inflazione headline (HICP) è aumentata dello 0,6% ad aprile, come a marzo, mentre l’inflazione core è aumentata dell’1%, in linea con il mese precedente.
Come influisce un euro più forte sull’inflazione dell’eurozona?
Dall’inizio dell’anno, l’euro si è rafforzato di circa il 10% rispetto al dollaro. Secondo Goldman Sachs, un apprezzamento dell’1% dell’euro in senso lato abbassa l’indice dei prezzi (HICP) nominale e il PIL reale di circa lo 0,1% ciascuno. Anche gli effetti sull’HICP core sono negativi, ma dimezzati rispetto all’inflazione headline.
“Abbiamo calcolato che circa il 75% e il 50% degli effetti cumulativi di un euro più forte sull’inflazione headline e core si materializzano rispettivamente entro un anno”, ha dichiarato la banca d’investimento in un report del 2 maggio, aggiungendo che l’apprezzamento dell’euro, che si è visto finora, probabilmente sottrarrà 0,1-0,2 punti percentuali all’inflazione core su base annua in ciascuno dei prossimi due anni. “Un ulteriore apprezzamento dell’euro implicherebbe un freno più ampio e persistente all’inflazione”.
Tuttavia, nel breve termine, l’inflazione potrebbe tornare a salire bruscamente in Europa, se ci sarà un’escalation della guerra commerciale. “L’UE sta attualmente formulando una risposta all’ultima tornata di dazi di Trump. In modo accorto, stanno aspettando la fine della pausa di 90 giorni, ma un’ulteriore escalation potrebbe portare l’inflazione a un nuovo forte rialzo in Europa”, afferma Field di Morningstar.
La BCE taglierà i tassi a giugno?
La prossima riunione di politica monetaria della Banca Centrale Europea si terrà a Francoforte il 5 giugno e i mercati prevedono che il ciclo di allentamento continuerà in presenza di rischi per l’economia. Il 17 aprile la BCE ha ridotto il tasso di interesse di riferimento di 25 punti base, portandolo al 2,25%: si tratta della sesta riduzione consecutiva in questo ciclo.
Goldman Sachs prevede altri tre tagli dei tassi d’interesse quest’anno - a giugno, luglio e settembre - per arrivare a un tasso terminale dell’1,5%, perché l’apprezzamento dell’euro “è stato ampio rispetto agli standard storici, sproporzionatamente inclinato verso il dollaro e in gran parte frutto di fattori esterni”. Il tasso terminale si riferisce al punto in cui una banca centrale smette di tagliare o alzare i tassi nel corso del ciclo e di solito coincide con il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione.
Field di Morningstar concorda sulla probabilità di ulteriori tagli da parte della BCE: “Questo livello relativamente basso di inflazione mantiene la pressione sulla BCE, che può a sua volta abbassare ulteriormente i tassi di interesse. Saggi di riferimento più bassi sono una manna per i mercati azionari, che a nostro avviso offrono ancora un interessante potenziale di rialzo dopo il crollo indotto dall’annuncio dei dazi del 2 aprile”.
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