ESG, i 10 rischi che minacciano il rendimento

Ecco, secondo Sustainalytics, le principali problematiche in tema di sostenibilità con cui gli investitori devono fare i conti nel 2018.

Francesco Lavecchia 22/05/2018 | 09:43
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Riconoscere i rischi legati alle proprie scelte di investimento è il primo passo per creare valore in portafoglio. Gli analisti di Sustainalytics hanno individuato le principali problematiche di natura ESG che durante il 2018 potrebbero condizionare l’andamento dei vari settori economici. 

Materie prime
Le osservate speciali sono le aziende dell’industria del rame, della chimica e dell’oil&gas. La produzione di rame necessita di un enorme consumo di acqua e questo aumenta il rischio idrico per le regioni interessate dalle attività di estrazione. Negli ultimi anni sono esplosi numerosi conflitti tra le compagnie minerarie e le popolazioni di molti Paesi dell’America latina, per questo il consiglio degli analisti di Sustainalytics è quello di controllare l’eventuale coinvolgimento delle società minerarie in cui si vuole investire in dispute di questo tipo e le pratiche utilizzate dalle stesse per gestire il rapporto con le comunità.

Nell’industria chimica è forte il rischio legato ai danni ambientali. La normativa in tema di smaltimento di rifiuti chimici è diventata più stringente, il potere di controllo delle agenzie governative è aumentato, ma la capacità delle società del comparto di far fronte a queste problematiche è ancora molto scarsa. Secondo gli analisti di Sustainalytics, su un campione di 127 aziende del settore chimico diversificato solo il 6% ha messo in piedi le politiche migliori per affrontare questo rischio, mentre quasi il 60% risulta completamente impreparato. 

Il comparto energetico è destinato a fare i conti con la transizione dai combustibili di origine fossile alle fonti rinnovabili. La road-map verso l’uscita dal carbone avrà forti ripercussioni sui margini di profitto delle compagnie energetiche e le più vulnerabili risultano essere quelle con alti costi della produzione, quelle coinvolte in progetti ad alta emissione di CO2 e quelle con un basso grado di diversificazione delle attività.

Settore tecnologia
Il rischio legato al fabbisogno di energia elettrica minaccia l’industria dei semiconduttori. La fornitura costante di elettricità è fondamentale per la fabbricazione di microprocessori e la forte concentrazione di tale attività in un singolo Paese (a Taiwan è localizzato il 21% del totale) aumenta il rischio di blockout prolungati che possono tradursi in interruzioni molto costose della catena di produzione. 

L’antitrust fa tremare le aziende dell’industria del software, dell’e-commerce e le big del web. Queste società hanno fatto leva su una posizione dominante all’interno dei relativi mercati per espandersi in business secondari, creando al contempo delle barriere all’ingresso di nuovi operatori. Recentemente l’antitrust ha acceso il faro sulle pratiche anticoncorrenziali nel settore tecnologia ed è dunque alto il rischio che possano materializzarsi pesanti multe per le aziende dell’industria.

Beni di consumo
Lo spostamento della produzione di capi di abbigliamento dal Sud-est asiatico ad alcuni Paesi africani (Etiopia su tutti), a causa della crescita del salario medio e della maggiore regolamentazione in tema di sicurezza e diritti del lavoro, minaccia di far risalire il rischio legato al controllo della supply chain nell’industria dell’apparel. La storia recente ha dimostrato come questo può tradursi in un forte deterioramento dell’immagine del brand e in ingenti danni economici.

L’industria del beverage ha paura dello zucchero. L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha alzato il livello di attenzione sui danni alla salute prodotti dal consumo di bevande gasate e questo ha fatto calare fortemente le vendite di soft drink mettendo le aziende del settore davanti alla necessità di dover modificare la propria offerta o addirittura a rivedere il modello di business

Beni industriali
L’industria della difesa è vulnerabile al rischio corruzione. Recentemente è salito il livello di allerta globale su tale problema, come dimostrano i provvedimenti legislativi negli Usa e nel Regno Unito e l’elevata incidenza di tali reati tra le aziende del comparto della difesa dimostra come esse siano le più esposte a tale rischio. Dall’analisi condotta da Sustainalytics, su un campione di 80 imprese attive nel settore, il 60% è impreparato nella gestione di tale problematica. 

Real Estate
I cambiamenti climatici sono una seria minaccia per chi investe nel comparto immobiliare. Solo nel 2017 i danni prodotti da calamità naturali riconducibili al clima hanno prodotto perdite per circa 370 miliardi di dollari. La regione Asia-Pacifico è particolarmente vulnerabile per due motivi: perché qui si è concentrato il maggior numero di eventi climatici straordinari e perché le società immobiliari della regione si sono dimostrate incapaci nel gestire questa tipologia di rischio.

Finanza
I finanziari devono fare i conti con la maggior regolamentazione del settore. L’ultima normativa in ordine di tempo è il GDPR (General Data Protection Regulation) varato dall’Unione europea per aumentare la tutela della privacy dei cittadini europei. Questo comporta un aumento dei costi per banche e compagnie assicurative e una maggior esposizione al rischio di pesanti multe per le società che dovessero contravvenire alle nuove norme. Da maggio 2018, infatti, le infrazioni sono punite con ammende fino al 4% dei ricavi per società con un fatturato superiore ai 20 milioni di euro.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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