Giudizio invariato su Unicredit

Nel secondo trimestre l’utile netto è salito del 29,5%, ma questo non modifica le attese degli analisti sulla profittabilità del gruppo né il fair value del titolo che resta fermo a 5,50 euro per azione.  

Francesco Lavecchia 07/08/2015 | 12:27
Facebook Twitter LinkedIn

Trimestre in chiaro-scuro per Unicredit. Gli analisti di Morningstar confermano il fair value a 5,50 euro e raccomandano prudenza nell’esporsi sul titolo della banca italiana che, al momento, è scambiato attorno ai 6,40 euro.

Dati contrastanti
Tra le buone notizie ci sono i miglioramenti registrati sul versante della raccolta di depositi, salita del 3,5% grazie soprattutto al contributo offerto dalle controllate in Polonia, Austria e in altri paesi dell’Europa dell’Est. Nell’ultimo trimestre il common equity Tier 1 (indicatore relativo alla stabilità patrimoniale delle banche) è passato dal 10,1% al 10,9%, anche grazie alla parziale dismissione della società di gestione Pioneer Investments e alla minor esposizione ad asset rischiosi.

“Il nostro giudizio sul sistema bancario italiano resta comunque negativo, data la bassa solvibilità dei prestiti e la negativa congiuntura economica, e questo influisce anche sulla valutazione del portafoglio crediti di Unicredit”, dice Sebastien Pigeon analista azionario di Morningstar. “L’Italia pesa per il 46% sul totale delle concessioni dell’istituto e questo contribuisce a spiegare la crescita delle sofferenze dal 5% del 2007 all’attuale 11%. La situazione nel Belpaese sta lentamente migliorando, ma la bassa fiducia delle famiglie e delle imprese non lascia pensare a una decisa inversione di tendenza”.

L'utile nasconde la bassa profittabilità
L’utile netto ha registrato un balzo del 29,5% a quota 533 milioni di euro, ma il miglioramento è da imputare al più basso tax rate. Altri indicatori, infatti, dimostrano come la profittabilità dell’istituto di credito sia rimasta bassa: il reddito operativo è sceso del 6,6%, il turnover degli asset (che indica la capacità di un’azienda di trasformare le attività in bilancio in ricavi) è sceso rispetto allo stesso periodo dello scorso anno dall’1,45% all’1,41% e il rendimento del capitale (ROE) continua a essere più basso del costo sostenuto per finanziarlo.

Unicredit ha un portafoglio di asset non core pari a 75 miliardi di euro che alla fine dello scorso esercizio hanno prodotto perdite per 1,7 miliardi. Inoltre, la banca è fortemente dipendente dal mercato italiano che, oltre a soffrire della negativa congiuntura economica, è caratterizzato da una eccessiva concorrenza (con 680 istituti presenti sul territorio e circa 54 filiali per abitante). Questi fattori pesano sulla profittabilità della banca e danno sostegno alle previsioni degli analisti che non vedono nel breve periodo un ritorno ai livelli pre-crisi.  

 

Per leggere l'analisi completa su Unicredit clicca qui.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
UniCredit SpA36,50 EUR0,50Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures