L'America inciampa ma non cade

Gli ultimi dati sul Pil hanno deluso le attese dei mercati. Altri indicatori, però, segnalano che gli Usa sono sulla strada giusta per crescere. L'attenzione resta sulle decisioni della Fed in materia di tassi. 

Marco Caprotti 30/04/2015 | 12:09
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Dati macro, risultati trimestrali e comunicazioni della Banca centrale. Gli investitori nelle settimane scorse hanno cercato di non perdere nessuna delle informazioni arrivate dagli Stati Uniti per cercare di capire quale direzione stia prendendo l’economia di riferimento del mondo. Nelle ultime quattro settimane, intanto, l’indice Russell dedicato alle 1.000 maggiori imprese del paese è salito dell’1,7% (fino al 24 aprile e calcolato in euro), portando a +46,3% la performance da inizio anno.

Il quadro macro
L'economia Usa è cresciuta solo dello 0,2% annuale nel primo trimestre di quest'anno, contro un atteso +1%. In prima lettura, quindi, il Pil Usa ha fortemente frenato la sua corsa, dopo il +2,2% del quarto trimestre e il +5% del terzo trimestre del 2014. Nei primi tre mesi del 2015, l’economia a stelle e strisce ha risentito del clima freddo di febbraio, che avrebbe abbassato di mezzo punto percentuale la crescita e della chiusura dei porti che, secondo gli esperti, avrebbe inciso al ribasso dello 0,3%.

Le vendite al dettaglio sono tornate a crescere a marzo leggermente sotto le attese, interrompendo una serie negativa che durava da tre mesi. Parte dell’incremento è arrivato grazie al settore auto, le cui vendite sono aumentate di quasi un 3% mensile. “Gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio erano stati un po’ confusionari e non si riusciva a capire bene in quale direzione stesse andando la congiuntura americana”, spiega Robert Johnson, responsabile dell’analisi macro di Morningstar. “I numeri di marzo, invece, ci dicono che la congiuntura sta andando bene”.

I prezzi alla produzione non hanno riservato sorprese il mese scorso, scendendo a +0,9% rispetto allo stesso periodo del 2014. Mese su mese sono calati i prezzi degli alimentari e sono risaliti quelli dell’energia.

L’inflazione è inferiore al previsto. A marzo l'indice generale dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,2% su base mensile a fronte di un +0,3% stimato dagli analisti. Su base annua c’è stato un decremento dello 0,1%. Il dato core mensile, al netto di energia e beni alimentari, ha segnato +0,2% risultando superiore al +0,1% atteso. A febbraio i prezzi erano aumentati dello 0,2% sia a livello generale sia nella componente core.

Le trimestrali
Ma l’attenzione degli operatori è anche sulla valanga di risultati trimestrali che stanno arrivando da Wall Street. Delle società quotate che fino ad ora hanno comunicato i bilanci parziali, il 75% ha battuto le previsioni sui profitti fatte dagli analisti, mentre il 50%ha superato le stime di fratturato. “E’ ancora presto per tracciare un quadro affidabile su questa stagione delle trimestrali”, dice Johnson. “Le indicazioni che arrivano, tuttavia, ci dicono che la maggior parte delle sorprese sono positive. I gruppi finanziari, fra i primi a comunicare i risultati, sono andati abbastanza bene. Qualche problema, invece, sta emergendo dai comparti dell’energia e delle risorse naturali.

Occhio alla Fed
Un altro faro tenuto acceso dagli investitori è quello puntato sulla Federal Reserve nel tentativo di capire le sue mosse per quanto riguarda i tassi di interesse. La Fed, dopo la riunione di aprile, ha detto che “ritiene opportuno” tornare ad alzare i tassi di interesse, quando avrà assistito a un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro e sarà ragionevolmente fiduciosa in un ritorno dell'inflazione verso il 2% nel medio termine.

“I verbali del Fomc del meeting di marzo (il braccio operativo della Fed, Ndr) hanno confermato il pensiero di consensus sul mercato, cioè l’acceso dibattito tra i membri del comitato e ancora nessuna certezza per la svolta sui tassi”, spiega uno studio di Banca Intermobiliare. “Il sentiero di azione della Fed dipenderà dall’evoluzione del quadro macro: dati più forti delle attese sul mercato del lavoro, sulla dinamica salariale e sull’inflazione aumenterebbero le possibilità di un primo rialzo nella riunione di giugno, al contrario dati deboli allontanerebbero tale eventualità”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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