Usa, un missile ancora in rampa

La regione si sta riprendendo. Ma, dicono gli operatori, ci sono dei dati che non convincono. E gli indici soffrono. 

Marco Caprotti 12/02/2014 | 10:26
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Meglio non dare per scontata la ripresa americana. I mercati, ad esempio, non lo fanno: l’indice Msci relativo agli Usa nell’ultimo mese ha perso il 2,1% portando a -1,4% la performance da inizio anno e cambiando decisamente direzione rispetto al +24,2% del 2013. Colpa delle incertezze scatenate dai paesi emergenti che hanno convinto gli investitori a essere prudenti, ma anche di una situazione domestica che non convince pienamente.

Cosa funziona
Il Prodotto interno lordo (Pil) americano nel quarto trimestre 2013 è salito del 3,2%, registrando una variazione percentuale in linea con le attese. Nell’intero anno passato l’economia Usa è migliorata dell’1,9%, contro il +2,8% dei 12 mesi precedenti. Era dal 2005 che l’economia Usa non saliva di oltre il 3%. Gli acquisti dei consumatori americani e le esportazioni nel quarto trimestre hanno controbilanciato il calo delle spese governative e di quelle del comparto immobiliare.

Nella seconda metà del 2013 l’economia Usa ha registrato un incremento del 3,7% allungando il passo rispetto al +1,8% registrato nella prima metà dell’anno. Considerando la variazione dei sei mesi, era dal 2003 che l’economia Usa non saliva tanto (all’epoca registrò un rialzo del 5,8%). La congiuntura americana, quindi, ha dimostrato di reggere bene all’impatto delle problematiche legate al budget governativo, con un blocco delle attività amministrative che nell’ottobre 2013 si è protratto per ben 16 giorni.

Nel dettaglio le spese per consumi, che pesano per due terzi sul Pil Usa, sono salite del 3,3%. Si tratta del più grande rialzo degli ultimi tre anni. Le spese delle imprese sono aumentate del 3,8%. Le scorte sono rimaste su livelli elevati. Escludendo tale voce, il Pil sarebbe salito solamente del 2,8%. Gli investimenti immobiliari, però, hanno registrato una contrazione del 9,8%. Le esportazioni sono aumentate dell’11,4%, dopo il progresso del 3,9% dei tre mesi precedenti. Infine l'indice dei prezzi al consumo per spese personali (l'inflazione tenuta d'occhio dalla Federal Reserve) è salito solamente dello 0,7% su base annua, livello ben inferiore al target dell’istituto centrale Usa, pari al 2%.

Dove nascono i dubbi
I dati contrastati delle settimane scorse provenienti dalle indagini regionali sull’attività manifatturiera e per ultimo il calo del Pmi di Chicago(59,6 da 60,8 a gennaio), hanno fatto da preludio alla discesa decisamente superiore alle attese dell’Ism manifatturiero, che nell’ultimo mese è diminuito di oltre cinque punti (a 51,3, minimo da metà 2013). La spesa per costruzioniè salita dello 0,1% a dicembre rispetto al mese precedente, grazie all’edilizia residenziale che controbilancia il calo di quella non residenziale.

“Facendo la somma di tutti questi elementi viene da pensare che il missile dell’economia americana, che doveva decollare quest’anno, sia ancora sulla rampa di lancio: i motori sono caldi, ma non è ancora partito”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. “La cosa preoccupante è che il conto alla rovescia sembra bloccato. Di positivo c’è che non è ancora stato sospeso. Per quanto riguarda gli sviluppi futuri, molto dipenderà dalle condizioni atmosferiche. Il tempo cattivo è positivo per alcune attività (si pensi alle utility), ma può portare dei problemi ad altri segmenti dell’economia come, ad esempio il real estate o i consumi delle famiglie. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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